(ANSA) – BOLOGNA, 27 NOV – Sono cadute tutte le accuse nel processo a Bologna su una gara di appalto del 2019, annullata dal Consiglio di Stato per un conflitto di interessi legato al rapporto di parentela tra il direttore della struttura che aveva messo a punto il bando e il presidente della coop vincitrice, suo cognato: dei sette imputati, per due il Gup Alberto Ziroldi ha dichiarato l’improcedibilità, quattro sono stati assolti nel rito abbreviato e una è stata prosciolta in udienza preliminare. Erano coinvolti Marco Storchi, all’epoca direttore della struttura di servizi di supporto alla persona dell’azienda ospedaliera universitaria Sant’Orsola Malpighi e il cognato Roberto Olivi, in qualità di presidente del Cda di Coopservice e Servizi Italia, il raggruppamento di imprese che nel gennaio 2019 si aggiudicò la gara da 123 milioni per i servizi integrati: per i due, difesi dagli avvocati Roberto Sutich e Gino Bottiglioni, il gup ha deciso l’improcedibilità dal momento che, inizialmente archiviati per l’accusa di abuso di ufficio, a loro carico furono riavviate indagini senza istanza formale di riapertura. Sono stati assolti i commissari Diego Lauritano, Nazzareno Manoni e Luisa Capasso, ex responsabile servizio anticorruzione del Sant’Orsola, tutti e tre assistiti dall’avvocato Gianluca Malavasi e Davide Fornaciari, chiamato a rispondere nella qualità di direttore amministrativo Aosp, assistito dall’avvocato Roberto Mariani. Rosanna Campa, responsabile unico del procedimento per l’Asl e difesa dall’avvocato Giulia Tigani, ha scelto il rito ordinario ed è stata prosciolta. Secondo l’accusa (Pm Augusto Borghini) la gara venne turbata da una intesa per omettere o comunque tacere l’esistenza della causa di incompatibilità. L’indagine nacque da un esposto di Rekeep, finita terza nella gara. (ANSA).