(ANSA) – ROMA, 26 NOV – Il Piano Mattei "non è risposta alla migrazione, perché emigrare è un diritto", ma allo stesso tempo bisogna "evitare che ci sia una migrazione forzata, dalla guerra o dalla fame, o tramite canali illegali che arricchiscono organizzazioni criminali in Africa, con tanti migranti che subiscono violenze durante il viaggio e che non arrivano neanche a destinazione". Lo ha detto il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli intervenendo in un panel dei Med Dialogues. Per l’Italia è fondamentale "investire in Africa, in sviluppo delle infrastrutture, in cure sanitarie e soprattutto in risorse umane", ma considerati gli scarsi risultati ottenuti finora dell’Occidente, nonostante abbia destinato il 90% delle risorse di cooperazione all’Africa, il governo Meloni "ha pensato di cambiare modello", e cioé stabilire partnership dirette con i Paesi concordando con loro gli "investimenti". Il bilancio finora è che "siamo contenti di questo primo anno, abbiamo convinto l’Ue dell’importanza del Piano Mattei, che rientrerà nel Global Gateway. E lo stesso vale per il G7. Allo stesso tempo abbiamo convinto i Paesi africani che devono avere un nuovo protagonismo, essere coinvolti, avanzando proposte e prendendosi responsabilità. E abbiamo coinvinto anche le organizzazioni internazionali a rimodulare il proprio intervento ascoltando le esigenze del territorio e collaborando con l’Italia". Cirielli ha ricordato alcune delle aree di intervento, dall’Algeria alla Tunisia, dal Congo all’Etiopia, su sicurezza alimentare e sanità, passando per la formazione professionale e l’istruzione, così da creare anche possibili canali di migrazione regolare. I finanziamenti italiani, oltre a quelli a dono, prevedono inoltre crediti con interessi spalmati nel tempo, che diventano sostanzialmente a dono per circa il 40%, ha aggiunto. Ricordando che l’Africa è un continente ricchissimo, tra terre arabili, risorse energetiche e rinnovabili, ma bisogna soltanto aiutarlo a valorizzarle. (ANSA).