(ANSA) – MILANO, 14 NOV – Si chiamano micro aggressioni e sono espressioni verbali, atteggiamenti e comportamenti che comunicano messaggi ostili. Sono vere e proprie aggressioni verbali che, per il modo subdolo con cui avvengono, a volte sono difficili da riconoscere ma provocano frustrazione e impotenza, per chi le riceve e per chi assiste, anche se spesso vengono liquidate da chi le attua con un: "ma dai, era solo una battuta!". Secondo un’indagine realizzata da Nespresso, che ha coinvolto la business community di LinkedIn esterna all’azienda, il 62% di chi ha risposto è stato vittima di micro-aggressioni e il 70% vi ha assistito almeno una volta. Si tratta di commenti e allusioni, più o meno dirette, che nel 41% dei casi si concentra sul genere delle persone (sessismo), ma anche sull’età (ageismo) e sull’aspetto fisico (bodyshaming), rispettivamente per il 18 e il 15%. Sono discriminazioni che nell’80% dei casi non vengono classificate come tali per via della scarsa consapevolezza nei luoghi di lavoro di cosa siano le micro-aggressioni, ma che contribuiscono a scaturire in chi le subisce, e in chi vi assiste, disagio e rabbia (è così per più di 1 persona su 4). "Quello delle discriminazioni è un tema che in Nespresso da sempre ci impegniamo ad affrontare con l’obiettivo di lavorare sulla cultura del rispetto e dell’inclusione – ha detto Simona Liguoro, Direttrice HR di Nespresso Italiana -. Le micro-aggressioni verbali rappresentano una parte di questo fenomeno, spesso sottovalutato, su cui riteniamo sia importante definire i confini". L’indagine, realizzata con la consulenza di Chiara Bisconti, Consulente di Risorse Umane ed esperta in Dei e Valentina Dolciotti, formatrice e consulente per le tematiche di Diversità & Inclusione nonché fondatrice di DiverCity magazine, ha l’obiettivo di comprendere meglio il fenomeno e contribuire a migliorare la consapevolezza da parte delle aziende, tracciando un percorso di azione e un glossario per riconoscerle. "È necessario fare formazione, promuovere dialoghi all’interno dell’azienda, attivare l’ascolto. Per arrivare a capire che le aziende possono essere comunità di persone che si aiutano, si supportano e collaborano, rispettandosi sempre." ha sottolineato Chiara Bisconti. (ANSA).