(ANSA) – ROMA, 02 NOV – Lucia Visca fu la prima ad arrivare all’Idroscalo di Ostia la notte del 2 novembre 1975, quando Pier Paolo Pasolini fu trovato morto. Un’occasione che le permise di vedere cose "che altri colleghi non videro, perché nel frattempo ci fu la contaminazione del terreno e altre complicazioni". Una vicenda che "ha segnato la mia carriera", spiega all’ANSA, e l’ha portata a seguire il caso per tanto tempo. Anche da questo lavoro nasce ‘Pasolini 1975-2025’ (Edizioni All Around), libro in cui cerca di ricostruire la vicenda. Testimonianze, fotografie e documenti d’epoca, oltre a una prima parte dedicata al rapporto complesso tra lo scrittore e Ostia, per lui luogo di contraddizione, fascino, pericolo. Oggi cosa possiamo capire di più del delitto? "Nulla, è destinato a rimanere un mistero", risponde Visca, "anche le riaperture recenti non hanno portato a nulla. Oltretutto bisogna pensare che nel frattempo i protagonisti sono tutti morti. Per anni abbiamo aspettato una nuova verità da Pelosi, che ora non potrà mai più arrivare", considerando che è morto nel 2017. "Della morte di Pasolini non interessava a nessuno", aggiunge, al massimo "non era la morte di Moro, ma di un uomo che non aveva una vita cristallina". Un dato che fu forse cruciale nel modo in cui si sviluppò il caso. Visca dedica anche spazio a come Pasolini fu rappresentato sia prima che dopo la sua morte: "La condanna mediatica l’ha vissuta tutta la vita – sostiene -, qualsiasi cosa facesse c’era qualcuno che presentava una denuncia o qualche magistrato che aveva un fascicolo". L’autrice propone le sue riflessioni alla luce delle regole deontologiche odierne dei giornalisti su come si illustrò e si scrisse dell’omicidio. "Quello che avevamo detto e scritto negli anni ’70 era un’aberrazione – riflette Visca – se uno di noi lo scrivesse oggi sarebbe buttato fuori dall’Ordine". Ora, l’obiettivo è portare il testo anche nelle scuole. "Pasolini viene studiato come poeta, scrittore, autore – conclude Visca – ma sulla sua vicenda spesso i ragazzi non sanno nulla. È come per Caravaggio, della sua arte sappiamo tutto, ma della sua morte niente". (ANSA).