Non solo sovraffollamento, “la prima emergenza del carcere di Como è quella sanitaria, legata anche al disagio psichico”. A spiegarlo è Sergio Gaddi, consigliere regionale comasco di Forza Italia in visita ieri al Bassone per verificare le condizioni all’interno del penitenziario, ha incontrato il direttore della Casa Circondariale Fabrizio Rinaldi e Alessandra Gaetani, dal 2021 Garante per i diritti delle persone private della libertà personale per il Comune di Como. Gaddi, che è componente della commissione speciale “Tutela dei diritti delle persone private della libertà personale” di Regione Lombardia, ha fatto il punto sulla situazione del carcere comasco.
“Se la prima emergenza è quella sanitaria – riferisce il consigliere – ci sono poi esigenze sanitarie molto concrete che potrebbero essere affrontate in collaborazione con Regione e Ats. Per esempio, un piccolo numero di posti per gli esami specialistici, perché nel caso del detenuto, l’attesa eccessiva e il timore della malattia grave amplificano la sofferenza già estrema della carcerazione e possono creare altri problemi al personale di vigilanza. Oppure la possibilità che l’attesa del detenuto al pronto soccorso sia offerta negli spazi già previsti in ospedale e non con gli altri pazienti. Aspetti apparentemente marginali- chiarisce – ma che possono dare un aiuto concreto in termini di benessere e dignità. Nel carcere di Como si ha poi l’esigenza di sviluppare attività culturali e formative”.
Il Bassone, come più volte documentato, non sfugge al problema generale che affligge l’istituzione carceraria: il sovraffollamento. I detenuti sono 427, a fronte di una capienza regolamentare ben minore. Senza tralasciare i pochi educatori a disposizione e la difficoltà a motivare le persone nel loro percorso di recupero.
Infine, viene ricordato, che non sono mancati casi di suicidio e clamorose proteste come il caso del detenuto salito sul tetto lo scorso gennaio. “Nonostante l’impegno della polizia penitenziaria e il supporto dei volontari, il carcere resta un luogo di sofferenza e di solitudine – ha detto ancora Gaddi – e il rischio di recidiva per chi vi è costretto è intollerabilmente alto”.
Sul fronte dei percorsi di studio e lavoro il carcere di Bollate viene indicato come un esempio e un modello virtuoso.
“Trovo necessario – chiude il consigliere – prestare la massima attenzione alle condizioni di lavoro in cui operano gli agenti di polizia penitenziaria, a cui deve essere offerta una adeguata formazione per poter far fronte alle esigenze imposte da una popolazione carceraria così importante. Continueremo a lavorare, anche con l’apporto di Regione Lombardia, perché il sistema carcerario sia più giusto e più umano”.