Una comunità, quella di Garzeno, già segnata 18 anni fa da un femminicidio, quello della 37enne Adalgisa Montini, uccisa dal marito, che poi si è tolto la vita. Allora il 17enne fermato ieri non era ancora nato. Una comunità che a distanza di tanto tempo, oggi è ripiombata nell’incubo. A Catasco in questi anni i cittadini non hanno mai pensato che la loro serenità e la loro sicurezza potesse essere violata in qualche modo. La porta di casa era sempre aperta. Un’abitudine per tanti e che per Candido Montini quel 24 settembre si è trasformata in una trappola. Il suo assassino sarebbe entrato dalla porta d’ingresso. Per poi uscire e allontanarsi lungo i vicoli che circondano le case della piccola frazione. È possibile che anche in pieno giorno a Catasco si giri indisturbati senza dare nell’occhio. Sono tante le case disabitate e abbandonate. E i residenti che lavorano, tornano alle loro abitazioni soltanto la sera. Durante la settimana è possibile percorrere i vicoli del paese senza incontrare nessuno. Soltanto qualche gatto o i cani che girano liberi tra le case.
Forse quel 24 settembre è successo proprio così. I residenti della frazione sono increduli davanti all’ipotesi che possa essere un giovane ragazzo il presunto autore dell’omicidio di Candido Montini, ricordato da tutti come un uomo generoso e sempre disponibile, un punto di riferimento per l’intera comunità. I pochi abitanti che popolano la frazione durante il giorno si ritrovano nei due bar del paese e discutono sgomenti delle ultime novità, in attesa che il quadro venga definito e si abbia qualche certezza in più. Il lungo interrogatorio di ieri li ha lasciati con il fiato sospeso fino alla mezzanotte, quando è arrivata la notizia del fermo del 17enne, portato al carcere minorile Beccaria. I cittadini di Catasco chiedono che si arrivi finalmente alla verità, a quasi un mese dall’omicidio, un mese vissuto con l’ombra del sospetto gli uni verso gli altri, guardandosi le spalle e chiudendo la porta di casa come mai era successo prima.