(ANSA) – PERUGIA, 12 OTT – Laura Santi, giornalista perugina affetta da sclerosi multipla, ha denunciato per la seconda volta la Usl Umbria 1 per omissione di atti d’ufficio e violenza privata. Lo rende noto l’Associazione Luca Coscioni. La donna ad aprile 2022 aveva chiesto all’azienda sanitaria di essere sottoposta alle verifiche previste dalla sentenza costituzionale 242 del 2019 per l’accesso alla morte assistita. Sono trascorsi oltre cinque mesi da quando, a seguito di un forte peggioramento delle sue condizioni, Laura Santi si è rivolta all’azienda sanitaria Umbria 1 per chiedere una rivalutazione delle proprie condizioni. "Da quelle nuove verifiche, rese necessarie da un peggioramento importante di Laura Santi, che procede e non si arresta, l’azienda sanitaria non ha mai risposto, né dato alcun tipo di riscontro – sottolinea l’associazione – né a Laura né ai suoi legali nonostante due diffide, neppure sulle ragioni del ritardo". Dopo un percorso di oltre due anni, fatto di diffide, ricorsi in via d’urgenza e solleciti, l’azienda sanitaria era stata condannata, dal Tribunale di Perugia a fornire una relazione medica completa, comprensiva del parere del comitato etico. La valutazione della commissione era stata negativa, ovvero secondo i medici, Laura Santi, pur possedendo tutti gli altri requisiti previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale, non era tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale. All’inizio del 2024 però ha avuto un forte peggioramento delle proprie condizioni. Per questo motivo la commissione medica, lo scorso 10 maggio, ha proceduto a una nuova verifica. Inoltre, tramite il team legale che la assiste, coordinato dall’avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, Laura Santi ha prodotto costantemente certificati medici aggiornati, per certificare il progressivo peggioramento. A giugno 2024, nell’ambito del procedimento in Corte costituzionale, per l’accompagnamento in Svizzera di Massimiliano, la giornalista è stata ammessa, come interveniente, nel giudizio a seguito del quale la sentenza 135/2024 ha menzionato esplicitamente trattamenti di sostegno vitale come cateterismo e svuotamento intestinale. Alla luce della sentenza, "che interviene a togliere ogni possibile dubbio – spiega l’associazione – sulla sussistenza di un trattamento di sostegno vitale, qualificando come tale anche l’assistenza continuativa di cui Laura necessitava anche prima del peggioramento, Laura Santi diffida nuovamente l’azienda sanitaria a comunicare gli esiti delle verifiche effettuate mesi prima". "Riteniamo – ha affermato Filomena Gallo – che cinque mesi di attesa per una comunicazione ufficiale da parte dell’azienda sanitaria, che attesti l’esito delle verifiche in particolare in relazione alla sussistenza del trattamento di sostegno vitale e delle modalità per procedere con la morte volontaria assistita, siano assolutamente inaccettabili. Questo non solo perché la legge penale punisce omissioni e ritardi non giustificabili, ma soprattutto in considerazione delle condizioni di sofferenza intollerabile già certificate dalla stessa azienda sanitaria". (ANSA).