La lettera delle maestre della scuola dell’Infanzia di Salita Cappuccini, il video – corredato dai numeri – del presidente del Consiglio d’Istituto del Comprensivo “Como Borgovico”. A poche ore dall’audizione a Palazzo Pirelli del sindaco Alessandro Rapinese e del provveditore Giuseppe Bonelli tornano a farsi sentire le voci delle famiglie e del personale delle scuole che verranno chiuse, come previsto dal piano di razionalizzazione del Comune di Como. Voci che non solo esprimono la loro contrarietà ma forniscono anche dati e immagini dei due plessi del centro storico destinati allo stop: la primaria di via Perti e l’asilo “Carluccio”.
Dall’Infanzia di via Salita Cappuccini, altra struttura destinata alla chiusura, intervengono, invece, le maestre con una lettera destinata alla preside, al provveditore e ai genitori in cui si parla di una didattica arricchita dalla qualità degli spazi nei quali si svolge. Oltre ad illustrare i timori legati al possibile accorpamento con la primaria scrivono: “Siamo preoccupate che tanti materiali acquisiti con i fondi europei non potranno essere trasferiti nella nuova sede” scrivono e ancora aggiungono. “Non siamo a conoscenza di un piano di trasformazione che preveda l’ottimizzazione delle risorse a fronte di un’offerta formativa rispettosa dell’utenza”.
Il fronte politico, Fratelli d’Italia: “Scelta immotivata e affrettata”
Intanto sul fronte politico torna a opporsi alle chiusure Stefano Molinari, presidente provinciale di Fratelli d’Italia che si è confrontato con genitori e docenti e torna a parlare di scelta “immotivata e affrettata” dell’amministrazione.
“Chiudere queste scuole non significa solo privare i bambini della loro istruzione, ma anche spezzare quel legame profondo tra la scuola e il territorio, che consente di crescere in una comunità coesa e consapevole. – spiega – “. “Continueremo a batterci coinvolgendo i rappresentanti in Comune, Regione e al governo nazionale affinché venga salvaguardato il futuro dei nostri giovani e delle nostre scuole. Non si possono accettare – conclude – scelte che ledono i diritti degli studenti e minano la stabilità del personale scolastico.”