(ANSA) – PERUGIA, 17 SET – Confermata dalla Corte d’appello di Perugia la condanna a un anno e quattro mesi di reclusione per calunnia (pena sospesa) a carico dell’ex consigliere della Spoleto Credito e servizi Leodino Galli accusato di avere denunciato per diffamazione a mezzo stampa il giornalista spoletino Carlo Ceraso nei confronti del quale era stata però disposta l’archiviazione del procedimento. Quindi lo stesso pm aveva avviato il procedimento a carico dell’attuale imputato. Lo hanno reso noto Federazione nazionale della stampa, Associazione stampa umbra e Ordine dei giornalisti dell’Umbria, costituiti parti civili, che esprimono "grande soddisfazione per la sentenza". Per loro è stato disposto un risarcimento di 5 mila euro ciascuno. Ceraso era stato querelato per alcune notizie pubblicate sul sito Tuttoggi, sostenendo la veridicità della sua ricostruzione. "Sono veramente soddisfatta per l’esito di questo giudizio d’appello che conferma la bontà della sentenza del Tribunale di Spoleto" ha commentato l’avvocato Iolanda Caponecchi, legale di Ceraso. "Una sentenza che anche in secondo grado si conferma storica – ha aggiunto – in quanto il procedimento per calunnia è stato avviato d’ufficio a seguito della querela per diffamazione con trasformazione del querelante in indagato prima e imputato poi". "Oggi si ribadisce che il diritto di cronaca e la libertà di stampa sono principi intangibili della nostra professione e della democrazia di questo Paese" hanno commentato la segretaria e il presidente della Fnsi Alessandra Costante e Vittorio Di Trapani e i presidente di Asu Massimiliano Cinque e Odg dell’Umbria Mino Lorusso. "La sentenza – hanno aggiunto – è un passo importante sul fronte della lotta alle querele bavaglio ma c’è ancora parecchio da fare e la partita non è affatto vinta. Resta infatti l’assoluta urgenza di una norma contro le querele bavaglio, come richiesto anche dall’Europa. Quello di oggi tuttavia è un fatto per certi versi storico che deve fungere da esempio in un momento molto difficile per la professione in Italia nel quale i tentativi di comprimere il diritto di cronaca e quello dei cittadini ad essere correttamente informati sono purtroppo evidenti". (ANSA).