(ANSA) – ISTANBUL, 16 SET – Cade oggi il secondo anniversario della morte di Mahsa Amini, la 22enne curda che perse la vita a Teheran, dopo essere stata messa in custodia dalla polizia morale perché non avrebbe portato correttamente il velo, obbligatorio nella Repubblica islamica fin dalla sua fondazione. L’evento e la sua morte scatenarono un’ondata di proteste anti-governative, che dalla capitale iraniana si diffusero anche in molte altre città dell’Iran e andarono avanti per mesi, nonostante una dura repressione da parte delle forze dell’ordine. Le circostanze della morte della giovane, che si trovava in coma da due giorni al momento del decesso, restano controverse. Secondo la versione ufficiale, la ragazza è deceduta per complicazioni relative a un’operazione chirurgica che aveva subito da bambina, mentre secondo gli attivisti, Mahsa Amini sarebbe morta a causa di percosse alla testa e agli organi vitali subite mentre si trovava in custodia. Secondo i rapporti dell’agenzia per gli attivisti per i diritti umani iraniani Hrana, durante le proteste circa 500 persone, in larga parte manifestanti, persero la vita durante gli scontri, mentre circa 20mila furono arrestati per le proteste e tra i condannati per un ruolo nelle manifestazioni la pena di morte è stata eseguita per almeno 9 persone, che furono impiccate. La repressione delle proteste provocò un’ondata di forti critiche da parte dei Paesi occidentali. "Il movimento ‘Donna, vita, libertà’ ha ridefinito il ruolo del popolo nel confronto al dominio tirannico, imponendo una nuova consapevolezza che instilla paura all’interno di questo regime teocratico", ha affermato, in riferimento alle manifestazioni, la premio Nobel per la Pace iraniana Narges Mohammadi, in una lettera dal carcere di Evin di Teheran, dove l’attivista si trova da anni e dove ieri 34 prigioniere hanno iniziato uno sciopero della fame per commemorare Mahsa Amini a due anni dalla morte. (ANSA).