È stato uno tra i più grandi campioni dello sport comasco e italiano. Nella motonautica ha vinto tutto quello che c’era di vincere. Il mondo dello sport è in lutto per la scomparsa di Renato Molinari. Nato a Nesso nel 1946, da anni Molinari non viveva più sul Lario – abitava nel Monferrato – ma era sempre rimasto legato alla sua terra di origine. Nel suo curriculum una lunga serie di titoli mondiali – 18 secondo alcune fonti, 17 secondo altre, una diatriba che è andata avanti negli anni – la vittoria nelle più importanti “classiche”, la Pavia-Venezia, la Centomiglia del Lario, la Nove Ore di Parker, la Sei Ore di Parigi, il Trofeo Duca di York a Bristol e la 24 Ore di Rouen. Una carriera iniziata nel 1964 a 18 anni, che comprende anche la conquista di tredici titoli europei e undici primati mondiali di velocità. Renato Molinari è stato il primo vincitore del Mondiale di F1 Inshore, nel 1981, poi ha concesso il bis nel 1983 e il tris nel 1984.
Numerosi i riconoscimenti che gli sono stati assegnati. Tra i più recenti il Collare d’Oro del Coni, che nel 2018 aveva ritirato a Roma con uno sfortunato protagonista dello sport lariano, Filippo Mondelli, il canottiere scomparso nel 2021 a 26 anni.
Al ritorno della F1 a Como, una ventina di anni fa, Renato Molinari aveva contribuito a disegnare il circuito. Sua l’idea di fare entrare gli scafi nel porto della città, una proposta che ebbe grande successo.
Numerose le attestazioni di cordoglio in queste ore. Molti personaggi della motonautica, e non soltanto, hanno ricordato la figura di Molinari. Tra loro il presidente del Coni Giovanni Malagò; a Como, la scomparsa di Molinari è stata sottolineate con parole commosse da Nini Binda, che in passato fu apprezzato pilota e aveva conosciuto il padre Angelo – maestro d’ascia e pure campione di motonautica – e aveva visto crescere fin da ragazzino lo stesso Renato.