(ANSA) – BOLOGNA, 03 SET – Un carcere senza sbarre per un vero reinserimento. È questo il messaggio lanciato dalla mostra "Dall’amore nessuno fugge. L’esperienza Apac dal Brasile all’Emilia-Romagna", presentata in Assemblea legislativa dalla presidente Emma Petitti, dal coordinatore della Comunità Giovanni XXII Giorgio Pieri, dal garante regionale per i detenuti, Roberto Cavalieri. Testimonial d’eccezione, il comico Paolo Cevoli, che si definisce "figlio del progetto e figlio spirituale di don Oreste Benzi che – racconta – al liceo a Riccione è stato il mio insegnante di Religione. Come diceva don Oreste, l’uomo non è il suo errore e in qualunque momento può ripartire". È proprio questo il senso della Comunità Giovanni XXIII e del progetto delle Cec, le Comunità educanti per carcerati. In Italia sono una decina, di cui quattro in Emilia-Romagna. Sono frutto dell’impegno dell’Associazione per la Protezione Assistenza Condannati (Apac), esperienze di carcere aperto nate nel 1972 in Brasile a opera dell’avvocato e giornalista Mario Ottoboni a cui è dedicata la mostra. I detenuti, molti dei quali presenti, si chiamano recuperandi. E hanno loro le chiavi delle celle. La comunità locale aiuta chi sta scontando la pena a reinserirsi, tanto che i tassi di ricaduta nel reato sono molto bassi (12% rispetto al 70% delle carceri tradizionali). "L’Emilia-Romagna è fra le regioni più attive in questa direzione – dice la presidente Emma Petitti – e oggi l’azione educativa in carcere serve a promuovere un cambiamento, non coercitivo, non correttivo, ma di opportunità". "Le Comunità educanti per carcerati (Cec) – evidenzia il coordinatore Giorgio Pieri – sono luoghi di espiazione della pena alternativi al carcere che offrono percorsi educativi personalizzati da svolgere in un circuito comunitario protetto, garantendo sicurezza ai cittadini, rispetto alle vittime, riscatto al reo. L’auspicio è che, anche grazie a questa mostra, possano essere maggiormente conosciute e avere riconoscimento istituzionale e amministrativo, dato che oggi lo Stato non finanzia le Cec". "L’accoglienza delle persone provenienti da circuiti detentivi è la scommessa sulla quale si gioca il loro futuro", conclude il coordinatore fa eco Roberto Cavalieri, garante regionale dei detenuti. (ANSA).