(ANSA) – PERUGIA, 13 AGO – Presentandosi semplicemente come "don Ivan", Maffeis, l’arcivescovo di Perugia ha fatto visita a casa a Laura Santi, attivista dell’associazione Luca Coscioni, affetta da una forma progressiva di sclerosi multipla che ha chiesto di poter completare le procedure per accedere eventualmente al suicidio assistito. A raccontarlo è lei stessa alla Nazione. "Buongiorno Ivan, rispondo delimitando subito il campo. Io sono atea, sbattezzata, membro dirigente dell’associazione Luca Coscioni e mi piace De André. Comunque va bene, vediamoci" la sua risposta alla richiesta di farle visita. Qualche giorno dopo, don Ivan, il prete giornalista-filosofo che gira in motorino, visita i pazienti dell’hospice di Perugia – scrive la Nazione – ha bussato alla porta di Laura Santi. "Abbiamo parlato – ha spiegato – della mia vita, delle mie sofferenze, delle mie battaglie con l’Aism per l’eutanasia. Ha soprattutto ascoltato. Non ha fatto riferimenti alla Chiesa, al Vaticano, a Dio. ‘Chi sta fuori da queste sofferenze, mi ha risposto, deve inchinarsi a voi. Noi non dobbiamo mettere bocca su cosa fate, come vivete, come non vivete. Io non posso stare dentro i vostri vestiti o dentro le vostre scarpe. Io non posso nemmeno immaginare quello che prova lei’". Laura Santi ha quindi raccontato al vescovo delle sue battaglie legali sul fine vita. "Sì, e per lui è un tema molto problematico" ha spiegato. Del vescovo, Santi ha detto di avere avuto "l’impressione di un uomo libero, molto umile e profondo. Non è venuto come uomo di Chiesa. Non ha cercato di convincermi o di dissuadermi dal fare qualche cosa. Mi ha abbracciata, mi ha passato la borraccia, si è seduto e mi ha ascoltata". Quando e come hai capito che Ivan era l’arcivescovo? "Me lo ha detto la mia assistente – ha risposto Laura Santi – alla fine della visita, quando ormai se ne era andato. Che figura! Gli ho scritto. Penso che lo rivedrò. Abbiamo in sospeso un’altra chiacchierata…". (ANSA).