(ANSA) – PESCIA (PISTOIA), 06 AGO – Morì a 75 anni dopo essere rimasta tutta la notte su una barella al pronto soccorso di Pescia, a Pistoia, senza ricevere adeguata assistenza e cure. Per questo la Asl Toscana Centro ora è stata condannata a risarcire la famiglia della donna (deceduta il 29 ottobre 2021) con oltre 350mila euro. Lo ha stabilito il tribunale civile di Firenze per il quale la morte fu "evento interamente imputabile al comportamento omissivo dei sanitari" del pronto soccorso di Pescia. Per il tribunale è "evidente che la malattia si sia aggravata nel corso della notte" ed è "da ritenere che tale aggravamento", "fosse evitabile a fronte di un tempestivo e adeguato trattamento". Il tribunale ha deciso sulla base di una perizia medico legale incaricato dal giudice Giuseppina Guttadauro. Secondo la relazione "la severità del quadro clinico avrebbe imposto di richiedere immediatamente, dopo la tac, consulenze rianimatoria, cardiologica, internistica e chirurgica", "anche e proprio per la riferita assenza di posti letto nel reparto di Medicina" mentre i sanitari del pronto soccorso "avrebbero necessariamente dovuto monitorare il flusso urinario posizionando un catetere vescicale e registrando le quantità di urine emesse". L’anziana, la sera precedente, aveva accusato forti dolori addominali accompagnati da episodi di vomito. Per questo era stata portata al pronto soccorso in ambulanza e qui, secondo l’accusa, sarebbero state disattese le linee guida previste in simili casi e non sarebbe stato coinvolto alcuno specialista. Il decesso della donna avvenne verso le 10 del mattino dopo che era rimasta in una stanza delle visite tutta la notte. In quella fase a causa dell’emergenza Covid familiari e parenti non potevano restare in ospedale coi pazienti. (ANSA).