“Non si sarà un nuovo ingresso in giunta a breve, le deleghe le terrò io”. Il sindaco di Como, Alessandro Rapinese, il giorno dopo le dimissioni presentate dall’assessore al Personale e a Tempi e orari della Città, Nicoletta Anselmi, mette subito un punto fermo allo scossone che ha investito Palazzo Cernezzi nella giornata di ieri quando la decisione è stata formalizzata.
“Ho rassegnato le dimissioni e preparato una relazione con il punto della situazione sulle pratiche aperte”. Poche parole quelle pronunciate ieri sera dall’ormai dell’ex assessore al Personale. “Motivi personali” ha spiegato tagliando corto, mentre in queste ore c’è anche chi parla di dissapori all’interno della giunta stessa. Alla domanda “Come ha reagito il sindaco?” Anselmi ha risposto “dovete chiederlo a lui”. E proprio il primo cittadino ha replicato. “Era e resta una grande amica, l’ho voluta fortemente in squadra e in questi due anni abbiamo fatto molta strada insieme: dalla variazione degli orari di lavoro allo smart working diffuso” ha detto. Inevitabile, dunque, chiedere a Rapinese se la decisione lo abbia colto di sorpresa. “Delle dimissioni avevamo discusso, poi ha fatto le sue valutazioni, i motivi li so non posso che prenderne atto”. Quindi la comunicazione sul futuro dell’esecutivo comasco: “Non ho intenzione di sostituirla nell’immediato perciò le sue deleghe le terrò io e di certo quella del Personale è una partita importante”. “Posso solo aggiungere – spiega ancora il sindaco – che in questi anni mi ha insegnato molto, le auguro il meglio e la ringrazio per il lavoro svolto per la città”.
L’assessore Anselmi era stata fortemente voluta in giunta per la grande esperienza amministrativa che aveva alle spalle, da ex dirigente a Cantù.
A settembre scorso con l’ingresso nell’esecutivo di Chiara Bodero Maccabeo era stato sancito un primo rimescolamento degli incarichi con il passaggio di parte delle deleghe di Anselmi (Comunicazione e Ufficio Relazioni con il pubblico) al nuovo assessore che aveva ereditato anche parte del lavoro di Matteo Lombardi dopo la revoca da parte del primo cittadino perché – come era stato spiegato – “era venuto meno il basilare rapporto di natura fiduciaria”. La replica di Lombardi all’epoca fu chiara, riassumibile in “divergenza sul modo di fare politica”.