Due turisti accomunati da un tragico destino durante un periodo di vacanza sul Lago di Como. Quel lago tanto affascinante da attirare visitatori da ogni parte del mondo, quanto pericoloso. La scorsa settimana è annegato un giovane 22enne inglese, mentre ieri un 51enne tedesco, Fraedrich Tim, si è tuffato dalla barca presa a noleggio nelle acque tra Dongo e Colico per aiutare il figlio 12enne in difficoltà mentre faceva il bagno e poi non è più riemerso.
Due drammi che – come ogni estate – portano nuovamente a riflettere sulle insidie del Lario, troppo spesso trascurate. Eppure anche oggi bastava fare una passeggiata in città per constatare che non bastano i cartelli multilingue e neanche i controlli (che ovviamente non possono essere ovunque) e le multe, neppure la sporcizia in acqua ha frenato i tuffi vietati. Dal Tempio Voltiano a viale Geno non è stato difficile trovare persone, prevalentemente turisti stranieri, intenti a rinfrescarsi. Chi soltanto con le gambe a mollo, chi nuotava, chi, appunto, si tuffava con gli amici. Bambini, ragazzi e adulti incuranti delle indicazioni che parlano chiaramente di “zona di pericolo”.
Persino in piazza Cavour a poche ore dalla rimozione delle transenne del cantiere delle paratie sono stati avvistati i primi bagni. E non più tardi di una settimana fa pure la passeggiata Gelpi si era trasformata in lido con tanto di tuffi dai gradini e non solo. Il maltempo è stato l’unico vero disincentivo nei primi giorni estivi, ora che la bella stagione è entrata nel vivo bisogna alzare i livelli di guardia.