Domenica 19 luglio 1992 a Palermo, in via D’Amelio, pochi istanti prima delle 17, una Fiat 126 imbottita con 90 chili di esplosivo salta in aria. Muoiono il giudice Paolo Borsellino e i suoi agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli.
Venerdì 19 luglio 2024. Trentadue anni dopo, Como non dimentica. Alle 17, in piazzetta Lucati, le autorità civili e militari hanno deposto una corona di alloro davanti alla Biblioteca Comunale di Como, intitolata proprio a Paolo Borsellino.
La memoria e il dolore. Un dolore reso ancor più forte dal fatto che l’iter giudiziario sulla strage è ancor in corso, come ricorda Claudio Ramaccini, direttore centro studi antimafia Progetto San Francesco, l’organizzazione che si è battuta per l’intitolazione della biblioteca di Como a Borsellino.
“A causa del depistaggio sulle indagini iniziali che una sentenza ha definito il più grave della storia giudiziaria italiana, sette innocenti sono stati condannati e liberati solo dopo 18 anni. Ora – commenta Ramaccini – non resta che sperare sugli esiti a cui perverrà la Commissione Parlamentare Antimafia guidata da Chiara Colosimo a cui è affidata la responsabilità di consegnare ai famigliari delle vittime e al Paese la verità storica su un periodo fra i più bui della storia repubblicana”.