(ANSA) – ROMA, 14 LUG – Nella mattinata di ieri personale militare del Nucleo Speciale d’Intervento del Comando Generale delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera di Roma – con un dispositivo che ha visto impiegati 50 tra uomini e donne – ha provveduto a dare esecuzione a 11 misure cautelari a carico di 10 soggetti residenti in Sardegna e 1 persona residente in Umbria: nello specifico si tratta di 1 custodia cautelare in carcere; 5 misure cautelari degli arresti domiciliari con divieto di comunicazione con chiunque non convivente; 5 misure cautelari dell’obbligo di presentazione presso gli uffici di polizia giudiziaria. I provvedimenti del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Cagliari, su richiesta della Procura, traggono origine da una serie di accertamenti amministrativi svolti dall’Ufficio Circondariale marittimo di Carloforte in relazione alle modalità ed alle circostanze di rilascio di numerose patenti nautiche per unità da diporto, con indagini eseguite da parte del Nucleo Speciale di Intervento e la collaborazione e il supporto della Guardia Costiera di Cagliari e Olbia. Secondo l’ipotesi formulata sulla base delle indagini, condotte anche a mezzo di attività tecniche, è emerso che un militare di Carloforte – i cui stessi colleghi della Guardia Costiera hanno avviato le indagini – avrebbe abusato della propria funzione e in particolare avrebbe chiesto in cambio somme di denaro o altre utilità consistenti in beni e fornitura di servizi vari. Sono stati quindi ipotizzati reati quali la corruzione propria, tramite atti integranti violazione dei doveri d’ufficio; il falso ideologico in atto pubblico, in relazione al rilascio di patenti in favore di soggetti che non avrebbero avuto titolo per ottenerle, non avendo sostenuto gli esami, e in alcuni casi non avendo neppure effettuato le visite mediche preventive previste dalle norme in vigore, con potenziale rischio per la sicurezza della navigazione. Le ipotesi si fondano, fra l’altro, sull’analisi dei dispositivi informatici sequestrati, cui si aggiungono gli elementi investigativi acquisiti dalle intercettazioni telefoniche, dalle indagini sulle movimentazioni bancarie e dal contenuto di alcune chat, da cui sarebbe emerso che la patente nautica veniva consegnata ai presunti corruttori, dopo il versamento di una somma in denaro (pagamenti in contanti, versamenti nell’IBAN bancario, versamenti in alcuni conti poste pay o pagamenti di bollettini postali per finanziamenti personali). Nell’ambito dell’indagine, sono state già poste sotto sequestro circa cinquanta patenti nautiche, nella maggior parte dei casi consegnate spontaneamente dagli indagati. (ANSA).