(ANSA) – ROMA, 13 LUG – Si sono concluse alle 14.30 le operazioni di sbarco nel porto di Civitavecchia dei 178 naufraghi soccorsi dalla Life Support in tre diverse operazioni di salvataggio avvenute tra l’alba e la mezzanotte di mercoledì 10 luglio in acque internazionali. A bordo anche 9 donne e 17 minori, di cui 12 non accompagnati, fa sapere Emergency Le quattro imbarcazioni in difficoltà soccorse in tre diverse operazioni erano tutte partite dalla Libia e si trovavano in acque internazionali. Due di esse sono state soccorse nella zona Sar libica, mentre le altre due in quella maltese. Durante uno dei soccorsi nella zona Sar maltese si è anche avvicinata una motovedetta della Guardia Costiera Libica. "Nonostante non sia intervenuta durante le operazioni, è comunque preoccupante la sua presenza in acque internazionali, in una zona dove dovrebbe essere Malta a coordinare i soccorsi e non la Libia – commenta Anabel Montes Mier, capomissione della Life Support – Negli ultimi giorni due ong hanno testimoniato l’interferenza, anche violenta, della guardia costiera libica". Le 178 persone soccorse dalla Life Support provengono da Bangladesh, Egitto, Sudan, Sud Sudan, Siria, Pakistan, Palestina, Marocco, Eritrea, Iraq, paesi colpiti da guerre, povertà, instabilità economica e politica, calamità naturali. "Ho lasciato il Sudan circa 6 mesi fa e mi sono messo in viaggio per la Libia, passando dal Ciad – racconta un ragazzo sudanese di 23 anni -. Sono scappato dal mio paese perché non volevo combattere. Spesso chi si arruola non ha altra scelta". "Sono nato in Siria, ma i miei genitori sono palestinesi e buona parte della mia famiglia vive ancora lì – prosegue un 14enne siriano – palestinese -. Anche in Siria ho sempre avuto paura, pure lì c’è un conflitto". "Tra le 178 persone sbarcate oggi a Civitavecchia, un ragazzo siriano che ha tentato la traversata del Mediterraneo quattro volte, tre è stato respinto e riportato indietro in Libia dove ha raccontato di aver vissuto in condizioni disumane e di aver visto persone morire per le condizioni delle carceri dove era detenuto", spiega Miriam Bouteraa, mediatrice a bordo della Life Support. (ANSA).