Dopo la mobilitazione di questi mesi, prime risposte per i lavoratori frontalieri. Insufficienti secondo i sindacati.
Con un nuovo disegno di legge di iniziativa governativa si punta a superare uno dei problemi sull’imposizione fiscale che – viene precisato – l’applicazione della nuova legge del giugno 2023 ha prodotto in ordine alla distinzione tra vecchi e nuovi frontalieri e alla definizione dei comuni di confine nella fascia dei 20 km. Nello specifico ora si intenderebbe comprendere negli elenchi dei comuni di confine altre 72 nuove comunità locali non contemplate prima a cui garantire i ristorni fiscali futuri, escludendo crediti sul passato pur qualificando i lavoratori che varcano il confine come nuovi.
“Nell’intento di non discriminare questi ultimi sul trattamento tributario – spiegano Cgil, Cisl, Uil, Unia, Ocst e Syna – il DDL propone l’introduzione di un’imposta onnicomprensiva del 5% sostitutiva alla fiscalità concorrente”. Questa soluzione però viene criticata dai sindacati perchè – viene chiarito – “rappresenta la definitiva rinuncia del Governo a trovare un’intesa con Berna sulla materia. Pur apprezzabile il tentativo di prevedere ‘criteri non discriminatori’ introduce un’ulteriore elemento di doppia imposizione fiscale su coloro che, già tassati in Svizzera alla fonte, vengono tassati nuovamente in Italia”.
Le sigle sindacali chiedono un nuovo intervento per superare quelle che vengono definite “anomalie” e ancora una volta si esprime il dissenso relativo alla tassa della salute. Si chiede, infine, che a un anno dall’entrata in vigore della legge venga convocato il tavolo interministeriale anche in relazione alla discussione sul telelavoro.