Mense scolastiche di Como, è bufera sui rincari e la polemica supera i confini comaschi. Dapprima ad attaccare è il Pd cittadino: “L’opera distruttiva non si placa – si legge nella nota dem – la linea dell’attuale amministrazione non si smentisce mai. La giunta pare essere composta da una calcolatrice e un computer, che senza alcun senso critico e alcuna sensibilità umana analizzano dati ed emanano provvedimenti finalizzati al profitto. E a pagare – concludono – sono sempre i cittadini”.
A stretto giro arriva la replica del sindaco Alessandro Rapinese: “Si tratta di un adeguamento delle tariffe per poter continuare a sostenere il servizio – dice il primo cittadino – le tariffe che avevamo finora erano sballate. Basti pensare che il comasco più ricco oggi si trovava a pagare meno del varesino più povero”. L’esempio di Varese non è casuale. “Varese è stato citato più volte in Aula dal Pd, che ora critica la decisione, come esempio e come modello da seguire per le questione scolastiche – dice Rapinese – lì chi ha Isee zero paga ben 5 euro a pasto. I nostri – spiega il sindaco – sono correttivi, non aumenti, fatti per rendere il servizio sostenibile e per sostenere il bilancio del 2025”. Poi l’attacco del primo cittadino: “Non accetto lezioni da chi, come il Pd, ha aumentato di 20 volte le tasse, quadruplicando l’Irpef”.
A questo punto la polemica scavalca i confini e si sposta sul territorio varesino. A replicare è l’assessore ai Servizi educativi, Rossella Dimaggio, che confermando che le tariffe per il servizio di refezione sono due: 5 euro per le famiglie con Isee fino a 30 mila euro e 5,50 per Isee sopra i 30mila, sottolinea: “Da otto anni il Comune di Varese non aumenta di un centesimo le tariffe dei servizi parascolastici e quelle della mensa – spiega Dimaggio – Anzi, negli ultimi tre anni ha introdotto varie agevolazioni tra cui la più importante è quella dei Nidi Gratis che ogni anno garantisce la gratuità per centinaia di famiglie, compresa quella del buono pasto”.