Sei lombardi su 10 rinunciano alle cure per via dei tempi di attesa. E se il problema è meno presente tra gli anziani, chi rinuncia più spesso sono gli under 55, soprattutto nella fascia tra i 36 ai 45 anni. E naturalmente a pagare le spese di una sanità non efficiente sono soprattutto le fasce più deboli. Dopo la scossa dell’ospedale di Menaggio in cui l’assessore regionale al Welfare, Guido Bertolaso, lasciava intendere la chiusura del pronto soccorso salvo poi la marcia indietro dei giorni scorsi, a rivelare un quadro così sconfortante della sanità lombarda è un’indagine di Cisl Lombardia dal titolo “Servizio Sanitario in Lombardia”. Più di 11 mila gli intervistati. Tempi d’attesa troppo lunghi che frenano anche chi ha patologie croniche. Secondo i dati, il 50% dei pazienti cronici ha rinunciato a curarsi per scomodità delle strutture o per ragioni economiche, mentre due su tre hanno rinunciato a causa dei tempi di attesa.
Visite ed esami che non vengono effettuati anche per ragioni economiche per un intervistato su due e il 40% rinuncia per ragioni legate alla scomodità fisica o organizzativa delle strutture sanitarie. Nel campione della ricerca, quasi il 7% è della provincia di Como. Tra questi, il 67,2% ha rinunciato a curarsi per gli infiniti tempi d’attesa, in seconda posizione le questioni legati alla scomodità delle strutture e in ultimo le ragioni economiche.
E se le impegnative rilasciate dal medico di base riportano spesso un codice di priorità, secondo quanto emerge dalla ricerca, in quasi la metà delle visite questa priorità non è stata rispettata anche se si tratta di codice urgenti. Nell’indagine anche un focus sui tempi d’attesa in Pronto soccorso tra la presa in carico del paziente e il ricovero in reparto. In media otto ore, con picchi fino a 48 ore.
Nell’indagine l’altra annosa questione del sistema sanitario in Lombardia. Oltre la metà dei lombardi ha usufruito di viste specialistiche a pagamento. Il 71,7% dei comaschi ha deciso di pagare per avere tempi d’attesa più brevi.