(ANSA) – CAGLIARI, 04 GIU – E’ polemica in Sardegna per la decisione dell’Areus, l’Azienda regionale emergenza urgenza, di ridurre il servizio dei medici del 118 nel carcere di Cagliari-Uta da 24 a 12 ore al giorno. "Una decisione che ha creato viva preoccupazione tra i detenuti, i familiari e gli operatori penitenziari del più grande istituto detentivo dell’isola", denuncia Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione Socialismo Diritti Riforme. Sul caso è intervenuta la presidente del tribunale di sorveglianza di Cagliari, Maria Cristiana Ornano, che sta valutando un esposto in Procura. "Apprendiamo con vivo sconcerto che Areus ha limitato alle ore notturne il servizio di primo intervento e soccorso nel carcere di Uta finora assicurato H24 dal personale del 118 con risultati più che apprezzabili anche in ragione della loro specifica competenza – afferma Ornano -. Si tratta di una decisione che, nei fatti, interrompe per la gran parte della giornata un servizio pubblico essenziale, indispensabile per garantire adeguata assistenza e un efficace e tempestivo intervento, specie in relazione agli eventi critici che nel carcere si verificano con frequenza e che possono presentarsi nell’arco dell’intera giornata. La scelta, assunta peraltro senza alcuna preventiva interlocuzione con le istituzioni preposte alla cura e vigilanza sul carcere e sulle persone detenute, non tiene in alcun conto i rischi concreti sia per la tutela della salute delle persone detenute e del personale di Polizia penitenziario e civile, oltre a tutti coloro che per varie ragioni quotidianamente vi accedono (complessivamente circa 1500 persone)". Contraria anche la Regione Sardegna. "Nonostante la sollecitazione a non proseguire in questa direzione, la direttrice generale di Areus Simonetta Bettelini – si legge in una nota dell’assessorato della Sanità – ha deciso di intraprendere questa scelta unilaterale fatta in maniera autonoma senza alcuna autorizzazione o disposizione da parte dell’assessorato che quindi procederà immediatamente ad una diffida ufficiale. L’assessorato non ha dato alcuna disposizione in tal senso e prende le distanze da questa posizione assolutamente non condivisa. Invitiamo quindi la direttrice a revocare immediatamente il provvedimento". (ANSA).