(ANSA) – TORINO, 29 MAG – Arriva in tribunale il procedimento aperto dalla Procura di Torino sulla sparatoria del 5 aprile 1975 fra carabinieri e brigatisti rossi alla Cascina Spiotta, nell’Alessandrino, durante un blitz per la liberazione di un imprenditore sequestrato, Vallarino Gancia. Gli inquirenti hanno chiesto quattro rinvii a giudizio e l’udienza preliminare si aprirà a settembre. L’accusa mossa agli ex appartenenti alle Br è legata alla morte di un militare dell’Arma, l’appuntato Giovanni d’Alfonso. Tra gli imputati figura Lauro Azzolini nonostante sia già stato prosciolto in istruttoria nel 1987; il caso, nei suoi confronti, è stato riaperto anche se la vecchia sentenza non è stata recuperata (si presume che sia andata perduta ad Alessandria nel corso dell’alluvione del 1994). Contro l’ex brigatista Lauro Azzolini non sussiste "un quadro gravemente indiziante" per i fatti di Cascina Spiotta. E’ quanto scrisse un gip del tribunale di Torino il 17 luglio 2023 respingendo (per la seconda volta) la richiesta di arresto inoltrata dai pubblici ministeri. L’ordinanza è inserita nella lunga memoria difensiva depositata oggi dall’avvocato Davide Steccanella, difensore di Azzolini. Il legale sottolinea fra l’altro che l’ex Br, oggi 81enne, fu già prosciolto dalle accuse nel 1987 e che per un anno, fra il 2022 e il 2023, fu intercettato prima che il caso venisse formalmente riaperto da un giudice. "È già abbastanza sconcertante che si celebri un’udienza preliminare per un fatto di cinquant’anni fa. Dalle stesse carte del procedimento, poi, non emerge nulla di nuovo rispetto a quanto è già emerso in passato". Così l’avvocato Vainer Burani, difensore del capo storico delle Br Renato Curcio, commenta la richiesta di rinvio a giudizio inoltrata dalla Procura di Torino per la sparatoria del 1975 alla Cascina Spiotta. "Il mio assistito – aggiunge il legale – ripeterà ciò che ha sempre detto: non ha partecipato all’organizzazione del sequestro dell’imprenditore Gancia, e ne è completamente estraneo, perché all’epoca, essendo evaso da poco, viveva nascosto". Nel corso del conflitto a fuoco persero la vita un carabiniere, Giovanni d’Alfonso, e la moglie di Curcio, Mara Cagol. Il procedimento giudiziario non riguarda la morte della donna. (ANSA).