(ANSA) – GENOVA, 28 MAG – "Sì, Toti mi telefonò per velocizzare la pratica del Terminal Rinfuse, ma tutti mi telefonavano per velocizzare le pratiche". È uno dei passaggi dell’interrogatorio di Paolo Emilio Signorini, l’ex presidente dell’Autorità portuale di Genova ed ex amministratore delegato di Iren in carcere per corruzione dal 7 maggio nell’ambito dell’inchiesta che ha terremotato la Regione Liguria e portato ai domiciliari il presidente Giovanni Toti. Signorini è stato sentito per poco meno di tre ore da pubblici ministeri Federico Manotti e Luca Monteverde insieme all’aggiunto Vittorio Ranieri Miniati, che hanno coordinato le indagini della Guardia di finanza. "Quella deI Terminal Rinfuse era una partica aperta con Aldo Spinelli nel 2019, ci stava che nel 2021 sollecitassero", il ragionamento del manager che ha poi sottolineato di "avere sempre operato nell’interesse pubblico e del porto". Per quanto riguarda i 15 mila euro che Aldo Spinelli gli avrebbe prestato ha ribadito "di non avere debiti con lui ma quei soldi che poi ho restituito alla mia amica che me li aveva dati erano vincite al casinò". Signorini ha anche spiegato l’aumento tariffario a favore della Santa Barbara dell’imprenditore Mauro Vianello (anche lui indagato e sottoposto a interdittiva): "era giusto che adeguassimo le tariffe. Ma questo a prescindere dal mio legame di amicizia con lui". I suoi legali, gli avvocati Enrico e Mario Scopesi, chiederanno nei prossimi giorni la scarcerazione e l’attenuazione della misura e si sono messi a disposizione per un eventuale nuovo interrogatorio. (ANSA).