(di Fabio Govoni) (ANSA) – ROMA, 04 MAG – Il Brasile ricava l’88% della propria elettricità da fonti rinnovabili, è fra i massimi produttori di biocarburanti e si candida a una leadership globale nella ‘transizione verde’, dalla cattedra della sua attuale presidenza del G20, che si riunirà a fine maggio a Belo Horizonte e, l’anno prossimo, da quella della Cop30 che presiederà a Belem. "Ma il Brasile non poteva fare questo senza prima consultare Papa Francesco", ha dichiarato in un’intervista all’ANSA il ministro per le Miniere e l’Energia brasiliano, Alexandre Silveira, che ieri a Roma ha incontrato in Vaticano il pontefice. "Il Papa ha rilasciato un’intervista interessante in cui diceva che la transizione ecologica deve essere ‘giusta, inclusiva e obbligatoria’. Ora, perché questo sia possibile – ha detto Silveira – i Paesi ricchi del mondo devono tenere fede agli impegni presi alle conferenze sul clima di Copenaghen e Parigi, perché viviamo tutti in un unico ecosistema e le emissioni non hanno frontiere. Tutti devono fare la loro parte e questo è l’obiettivo della presidenza Lula". Il parlamento federale si appresta ad approvare una legge che regolamenterà il mercato dei crediti di CO2, uno dei più avanzati fra i Paesi del Sud del mondo. "Ma dobbiamo avere una governance globale – ha spiegato Silveira -, perché singoli Paesi non risolvono il problema senza un atteggiamento più attivo da parte di ricchi e poveri". Il G7, attualmente presieduto dall’Italia, "deve avere un ruolo guida nel promuovere questa mentalità. Ci vuole una collaborazione fra il G7 e il G20, cioè fra il Nord e il Sud del mondo. I ricchi devono però fare un passo in più, non solo con un mercato di crediti proprio, ma includendo i Paesi del Sud del mondo". "L’88% della nostra matrice energetica è pulita – biomassa, eolico, solare e soprattutto idroelettrico – e abbiamo una elevata produzione di etanolo, biodiesel, carburante sostenibile per l’aviazione (Saf), stoccaggio di anidride carbonica (Ccus) eccetera, e stiamo investendo pesanti risorse per reindustrializzare il Brasile per avere un utilizzo migliore delle nostre risorse rinnovabili". Proprio in ossequio al principio dell’inclusività, caro al Papa, Brasilia ha avviato dalla prima presidenza Lula il programma ‘Luz para todos’ (Luce per tutti), che dal 2003 ha raggiunto 13 milioni di famiglie, collegandole alla rete. "Ed entro il 2027, contiamo di raggiungere altre 300mila famiglie che vivono nelle zone più remote del Paese: specialmente la gente indigena o che vive presso i fiumi, per dotarle di sistemi ‘off-the-grid’, cioè pannelli e batterie solari". Quanto alle critiche sulla potenziale deforestazione dell’Amazzonia che i biocombustibili – la coltivazione delle piante da cui sono estratti – comportano, "in realtà in Brasile abbiamo ancora un enorme potenziale di terreni", senza nulla sottrarre alla foresta amazzonica. "Abbiamo terre degradate, che possono però produrre cibo e biocombustibile. Abbiamo l’11% delle acque pulite del pianeta e 170.000 km di linee elettriche e possiamo utilizzare la stessa terra due volte e mezzo ogni anno per produrre cibo. Ci sono anche aree che possono essere legalmente deforestaste – ovviamente non il Mato Grosso o il Mato Atlantico. Per aree degradate s’intendono terreni che anno bisogno di rigenerazione. Il Brasile ha aperto una consistente linea di investimenti per recuperare questi terreni degradati, soprattutto nelle aree semiaride, che si stanno cercando di riconvertire, riducendo le emissioni inquinanti nei trasporti". Ma in questo contesto, era proprio necessario concedere l’autorizzazione a trivellare i potenziali giacimenti di idrocarburi del cosiddetto Margine Equatoriale, nell’oceano di fronte all’Amazzonia? "L’autorizzazione del 2012 – ha risposto Silveira – riguarda solo la prospezione. Se poi si troveranno effettivamente risorse e se saranno rispettati i criteri della transizione, si prenderà una decisione. Del resto, se la transizione verde sarà effettiva e inclusiva, lo sfruttamento delle risorse fossili in futuro non dovrà durare così a lungo. E per quanto riguarda il colosso petrolifero nazionale Petrobras, "il nostro impegno è di mantenere un equilibrio fra la sua attrattività nei confronti degli azionisti e i suoi obblighi sociali, ambientali e legali, conformi alla Costituzione del Brasile", ha concluso il ministro. (ANSA).