(ANSA) – ANCONA, 03 MAG – Tre ore a lezione ‘di libertà’ con i detenuti. Il carcere di massima sicurezza di Fossombrone (Pesaro Urbino) ha aperto le porte per la prima volta agli studenti di una scuola superiore, accogliendo questa mattina due classi quinte dell’istituto tecnico "Enrico Mattei" di Urbino. A volere l’incontro è stato il procuratore generale della Corte di Appello di Ancona Roberto Rossi. "L’intenzione è farvi conoscere la realtà del carcere a voi sconosciuta – ha spiegato il magistrato ai ragazzi – perché se vi dico la parola ‘carcere’ sapete tutti cos’è ma cosa si fa dentro nessuno lo sa. Quando si finisce qua dentro non ci sono più passeggiate con la fidanzata, niente gite al mare, niente aperitivi né telefonini né social. Per anni c’è una vita dura. Il concetto ‘tanto non mi succede niente’ non esiste, gli errori si pagano". E proprio di errori hanno parlato i detenuti. Sette degli 84 reclusi hanno raccontato la loro vita in carcere accennando alla pena ancora da scontare e all’opportunità che Fossombrone, costruito nel 1870, considerato un istituto di pena modello, sta dando loro attraverso vari laboratori e al percorso di studi. In carcere si dipinge, si fanno cesti artigianali, si fa giardinaggio, si studia, ci si diploma e ci si laurea. Un detenuto è già alla quinta laurea. Gli studenti sono stati più ad ascoltare che a fare domande. E sono rimasti molto colpiti dalle storie dei reclusi, come l’ergastolano 63enne, originario di Cinisi, lo stesso paese di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia. "Ho scelto io il ‘male’ la mafia – ha ammesso – ma poi mi sono pentito". Alcuni dei detenuti sono preoccupati per il futuro che li attende fuori dal carcere. Per altri il problema principale è l’"affettività". "Ho imparato molto da questa esperienza – ha raccontato alla fine della visita una studentessa, Viola -. Ora apprezzo di più la libertà". (ANSA).