(ANSA) – MILANO, 02 MAG – "Il Beccaria è stato ferito da questo evento traumatico e serve in qualche modo rimetterlo in piedi. Io penso che ci sia e c’è stata da parte delle istituzioni e di questo governo una grande attenzione. Il governo ha mandato prontamente risorse in un carcere che da troppi anni aveva una gestione non proprio organica. C’è la volontà di riprendere in mano la situazione, dare delle regole e formare". Così la senatrice e vicepresidente del Senato Licia Ronzulli a margine della sua visita al carcere minorile Cesare Beccaria di Milano dopo le indagini per le violenze sui detenuti. Insieme a Ronzulli c’era il direttore della struttura Claudio Ferrari, il comandante degli agenti penitenziari Manuela Federico (che sarà sostituita dal 6 maggio da Daniele Alborghetti, ndr) e l’ex cappellano del Beccaria Don Gino Rigoldi. "Negli anni c’è stata sedimentazione e anarchia verso le regole" e si è creata "anche sfiducia" perché il personale "non stava più qui stabilmente ma cercava di tornare a casa. Un turn over così veloce che ha fornito un contesto sfociato, come abbiamo visto, nella violenza – ha aggiunto -. I ragazzi arrivano da contesti difficili e il percorso di rieducazione deve essere un vero percorso, non può essere soltanto una pena afflittiva". Quello che è successo, "senza entrare nelle vicende giudiziarie che dovranno fare il loro corso, è sicuramente da stigmatizzare – ha proseguito Ronzulli – sono atti di violenza vera e propria. Le indagini dovranno riguardare chi ha colpito ma anche chi non ha parlato e si è voltato dall’altra parte". D’altro canto, "senza voler giustificare quello che è successo, mi sento anche di lodare il grande lavoro della polizia penitenziaria che non è un lavoro facile, con turni massacranti. E sono felice che il Beccaria abbia finalmente un direttore stabile, giovane e con voglia di fare – ha commentato -. I ragazzi che arrivano qua non hanno nulla da perdere, è di fatto una terapia intensiva, è bene che qui ci sia un ambiente sicuro e protetto perché quello che è mancato in questi anni è proprio un sistema di sicurezza". Don Gino ha sottolineato che "siamo stati vent’anni senza comandante degli agenti e senza un direttore vero e proprio ma con reggenti. Vanno formati sia gli agenti che gli educatori e vanno formati in gruppo. Dopo il famoso Natale dell’evasione, abbiamo fatto formazione scegliendo i formatori più abili ma è tutto personale che poi se n’è andato. Se formi qualcuno che resta allora anche quello che hanno imparato resta – ha concluso – ma quando sono tornati quasi tutti vicino casa loro noi siamo rimasti senza le persone che avevano fatto il percorso formativo". (ANSA).