(di Manuela Tulli) (ANSA) – CITTÀ DEL VATICANO, 30 APR – Sono pronte a giurare solennemente fedeltà al Papa 34 nuove Guardie svizzere. Le nuove reclute riportano al massimo previsto, 135 militari, il contingente che resta comunque il più piccolo del mondo. "Si torna ai livelli pre-Covid, una boccata d’ossigeno – commenta il caporale Eliah Cinotti, portavoce dell’esercito del Papa – che ci permette di affrontare il Giubileo in maniera più confortevole". Oggi, alle prove del giuramento, nel cortile della caserma a Sant’Anna, i giovani pronti a prestare fedeltà fino alla morte al Pontefice di Roma, indossavano la divisa di ‘gran gala’, con le alabarde e le armature di quindici chili addosso, compreso l’elmo. Ma nella realtà sono giovani ben addestrati militarmente che, quando scortano il Papa, vestono per lo più abiti borghesi e sanno usare pistola, taser e fucile d’assalto. Ogni mese c’è un richiamo formativo per la sicurezza. Quello che i pellegrini vedono è invece l’alabardiere con il vestito a strisce colorate, un po’ l’emblema stesso del Vaticano. E se il Giubileo comporterà un maggiore impegno, quello che in realtà le guardie del Papa già affrontano oggi è il crescere del disagio della gente, soprattutto psichico. "Dopo il passare del Covid – dice ancora il caporale Cinotti – c’è sempre più gente che si avvicina a noi, perché siamo la prima linea, per chiedere aiuto, l’elemosina, per essere tolti dalla strada…". Per questo l’addestramento prevede, anche nel solco della tradizione cristiana, "un atteggiamento di solidarietà e l’attenzione ai problemi psicologici". Alla domanda se siano preoccupati per eventuali attacchi terroristici, il portavoce delle Guardie Svizzere replica: "I pericoli ci sono sempre ma sono invariati rispetto agli anni passati". Il 6 maggio, dunque, nel ricordo del Sacco di Roma del 1527, il giuramento delle 34 nuove reclute. La Guardia accoglie solo uomini, svizzeri e cattolici. Le donne? "La decisione spetta al Santo Padre ma c’è anche il problema della vecchia caserma dove anche per noi è difficile vivere", risponde il portavoce confermando che i lavori per la nuova struttura non cominceranno se non dopo la fine del Giubileo. Mentre "non è sul tavolo", almeno al momento, il reclutamento di giovani di altre fedi. A giurare lunedì 6 ci sarà anche Gabriele Scaffetta, 20 anni, di Locarno (Canton Ticino). Del Giubileo parla come "un anno di grazia, una grande sfida ma anche un grande onore". E non importa se un ragazzo svizzero lascia tutto per minimo due anni e per uno stipendio di circa 1400 euro al mese, ben distante dai salari svizzeri. "E’ un servizio diverso da tutti quelli nel resto del mondo, lo considero un onore incredibile", dice Gabriele, appassionato di storia. "Roma poi offre tanto, a partire dal cibo…". Il giovane confida però che quando fa la sentinella di due ore davanti al Portone di Bronzo si chiede se quello abbia un senso o non sia solo far passare il tempo ("si può recitare mentalmente il rosario ma è dura"). Ma quando poi incontra Papa Francesco "è quello il momento intenso che ti fa capire perché sei qui. E dopo che mi ha stretto la mano ho sempre un pensiero: ‘io questi guanti non li lavo più". (ANSA).