(ANSA) – ROMA, 23 APR – In Italia nel 1951 ogni 100 giovani c’erano 31 anziani . Al 1° gennaio 2024, ogni 100 giovani, gli anziani sono diventati 200. Secondo le proiezioni Istat, nel 2050 ogni 100 giovani gli anziani saranno più di 300, mentre le nascite, che nel 2023 sono state 379mila, calerebbero fino a 350mila nuovi nati nel 2050. Per compensare lo squilibrio generazionale occorre investire sulle nuove generazioni, valorizzando di più i giovani. E’ l’intento della 4ª edizione degli Stati Generali della Natalità dal titolo "Esserci – più giovani più futuro" che si svolgerà il 9 e 10 maggio all’Auditorium della Conciliazione a Roma, promossa dalla Fondazione per la Natalità che stamani ha presentato il report "Esserci più giovani più futuro. Dai numeri alla realtà" pubblicazione realizzata in collaborazione con l’Istat e illustrata da Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità e Sabina Prati, direttrice centrale Istat. Tra i tanti ospiti attesi agli Stati Generali anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e la ministra per la Famiglia e la Natalità Eugenia Roccella. Altro dato allarmante emerso dallo studio riguarda i potenziali genitori in Italia: solo 11,5 milioni di donne e uomini tra i 15 e i 49 anni rientrano in età fertile, con un crollo a partire dal 2011, anno in cui se ne registravano quasi 14 milioni. Inoltre tra i 18 e i 34 anni, più di due giovani su tre vivono ancora con i genitori. Nel resto d’Europa sono uno su due. Ed ancora: in 8 casi su 10 ci sono delle difficoltà che non consentono alle coppie di realizzare il proprio desiderio di famiglia. "Il problema della natalità in Italia – ha sottolineato De Palo, organizzatore degli Stati Generali – non è né una questione economica né culturale, ma di libertà: non sono libere le coppie che vorrebbero avere un figlio o farne un altro, in Italia la nascita di un figlio è il secondo fattore di incidenza nella povertà; non sono libere le donne costrette ancora a scegliere tra maternità e carriera; non sono liberi i giovani, con il loro tasso di occupazione saldamente all’ultimo posto tra i Paesi dell’Unione Europea, precari nel lavoro e nella vita. L’analisi è chiara. Ora serve la sintesi della politica. Abbiamo bisogno di un obiettivo condiviso anche perché non servono i bonus, ma riforme strutturali come il Quoziente familiare. Altrimenti perderemo la partita senza nemmeno aver provato a giocarla". (ANSA).