(ANSA) – ROMA, 10 APR – In Italia il 13% dei laureati arriva da università telematiche. Sviluppatesi dal 2003, hanno avuto un buon successo soprattutto presso chi ha bisogno di un titolo di studio universitario e lavora. Sono partiti da questa premessa Marco Bassani, professore di storia delle dottrine politiche dell’Università telematica Pegaso e Carlo Lottieri professore associato di filosofia del diritto presso il Dipartimento di Scienze giuridiche di Verona, che hanno organizzato il convegno "Università tradizionali e telematiche. Perché una guerra non ha senso", in corso alla Camera. Negli anni del Covid – è stato detto durante il convegno – si è registrato un + 410 per cento delle immatricolazioni alle telematiche "e questo deve fare riflettere". "L’Italia ha un numero bassissimo di laureati, è penultima in UE prima solo della Romania e le telematiche allargano la platea sia di chi è sotto i 25 anni sia degli studenti – lavoratori. In un mondo che cambia velocemente bisogna andare ad una liberalizzazione che permetta ad ognuno di dare il meglio", hanno affermato i due docenti. Secondo i quali "il conflitto tra università telematiche e tradizionali è paradossale dopo che per almeno due anni accademici, a causa della pandemia, anche le università tradizionali sono state costrette ad adottare tecnologie per l’insegnamento a distanza. Hanno potuto dunque misurarne le differenze rispetto alle loro metodologie: ne hanno potuto comprendere i limiti ma anche le grandi potenzialità". (ANSA).