Una società svizzera fa causa al Comune di Como e chiede 55mila franchi per una presunta attività di riscossione delle multe non pagate dagli automobilisti ticinesi sorpresi a violare il Codice della Strada nel capoluogo lariano.
La questione delle multe non pagate dagli stranieri è nota e resta un tema aperto nonostante gli interventi messi in campo per trovare soluzioni e fare in modo che visitatori e turisti provenienti da oltreconfine non considerino le contravvenzioni prese in Italia come una pratica da archiviare senza versare il dovuto, certi di poterla fare franca.
Da tempo, il Comune di Como si affida a società esterne specializzate nel recupero crediti all’estero per riscuotere le multe. Nel 2018, il servizio era stato affidato, con una determina firmata dall’allora comandante della polizia locale Donatello Ghezzo, alla società Nivi, che ha gestito l’attività fino allo scorso anno.
Ora, a distanza di anni, la società svizzera di recupero crediti Lp Credit Sagl, patrocinata da un avvocato con studio a Lugano, ha citato in giudizio il Comune di Como davanti al pretore aggiunto del distretto di Lugano chiedendo il pagamento di 55mila franchi svizzeri per un servizio di riscossione delle multe in Svizzera che la società avrebbe svolto per conto dell’amministrazione del capoluogo lariano.
Il pretore del distretto di Lugano ha dato 20 giorni a Palazzo Cernezzi per eventuali osservazioni. Il Comune intanto, con una determina ha affidato a un avvocato messo a disposizione dalla Nivi l’incarico di difendere l’amministrazione nella controversia, a spese della stessa società che si occupava della riscossione delle multe.
“L’amministrazione comunale non ha avvocati abilitati al patrocinio per cause avanti alle giurisdizioni elvetiche – si legge nella determina – La società Nivi ha confermato la volontà di farsi carico di tutte le spese inerenti il giudizio e ha indicato un professionista idoneo, che rappresenterà quindi il Comune di Como”.
La difesa nella citazione in giudizio a Lugano non sarà dunque un costo per il Comune di Como. Bisogna invece attendere la decisione delle autorità elvetiche per capire se i 55mila franchi dovranno o meno essere versati alla società svizzera.