Contrarietà alla tassa sulla salute per i frontalieri e preoccupazione per le iniziative unilaterali di Italia e Svizzera. Le organizzazioni sindacali rilanciano la mobilitazione contro il nuovo balzello per la salute e per chiedere il rispetto integrale degli accordi tra i due Paesi.
La nota congiunta delle organizzazioni sindacali italiane e svizzere arriva al termine delle assemblee dei frontalieri convocate in tutte le zone di confine. “E’ stato confermato il forte dissenso dei lavoratori per l’introduzione della tassa sulla salute – spiegano i rappresentanti sindacali – e la grande preoccupazione in merito alle iniziative unilaterali dai due Paesi. Finora a nulla è servita la richiesta giunta, fin dall’ottobre scorso di cancellare il balzello. Una norma che non considera il fatto che i lavoratori frontalieri già pagano le tasse in Svizzera e che di queste tasse buona parte viene ristornata ai comuni italiani di confine”. “Una norma che sarà di fatto inattuabile e inefficace perché, se l’obbiettivo è trattenere medici e infermieri in Italia, l’esiguità dell’aumento di stipendio previsto avrà uno scarso valore di deterrenza – aggiungono i sindacati – Contro la norma si sono espressi anche molti enti locali. A nostro avviso la norma
Viola l’accordo fiscale internazionale”.
I sindacati chiederanno un’audizione agli assessorati competenti e alle commissioni di Piemonte, Lombardia, Valle D’Aosta e Trentino-Alto Adige.
Preoccupa anche il tema dell’elenco dei comuni di confine. “E’ necessario condividere con la confederazione Elvetica urgentemente l’elenco dei Comuni di frontiera secondo quanto stabilito nell’accordo amichevole del 22 dicembre 2023 tra Italia e Svizzera per la determinazione dell’area dei 20 chilometri dal confine – dicono i rappresentanti sindacali – superando ogni interpretazione unilaterale dei Cantoni che altera lo status di frontalieri, l’erogazione dei ristorni fiscali, le definizioni del recente nuovo accordo fiscale”.
“Dopo la stagione positiva del rinnovo dell’accordo fiscale sono molte le questioni aperte che rischiano di compromettere il buon esito del lavoro fatto – concludono le organizzazioni sindacali – la tassa sulla salute, l’elenco dei comuni di frontiera, l’assenza di soluzione sulla nuova Naspi, il mancato riconoscimento degli assegni familiari e la regolamentazione dello smart working. Proseguiremo la mobilitazione”.