(di Manuela Tulli) (ANSA) – ROMA, 29 MAR – Tornano i pellegrini a Gerusalemme: il primo gruppo organizzato dall’Opera Romana Pellegrinaggi, dal 7 ottobre, è in questi giorni in Terra Santa per vivere la Pasqua con la comunità cristiana locale. E’ un piccolo gruppo, una ventina di persone da tutta Italia, ma l’Orp conta di mettere in cantiere, da ora in poi, due viaggi al mese. I viaggi in Terra Santa sono sempre stati il fulcro del principale ente che organizza viaggi religiosi e che fa riferimento alla diocesi di Roma. "Siamo molto contenti – dice all’ANSA don Giovanni Biallo, assistente spirituale dell’Orp e guida di questo primo gruppo dopo l’inizio della guerra -, tutto si sta svolgendo bene, in tranquillità". Don Giovanni ha guidato centinaia di gruppo in questi anni: "Una cosa però non mi era mai capitata: la gioia della Pasqua è mescolata da una vena di tristezza, si vede sui volti della gente. Noi siamo qui per pregare per la pace, siamo vicini a tutti, e come pellegrini ci consideriamo il terzo popolo della Terra Santa". Quello che si respira "è un grande desiderio di pace", racconta ancora don Biallo raggiunto telefonicamente a Gerusalemme. L’accoglienza per i pellegrini è molto calorosa: "Tutti ci ringraziano, per strada ci salutano, dai francescani alla gente della Città Vecchia che ci conosce da sempre, ci dicono di essere contenti che siamo tornati, non solo la comunità palestinese ma anche quella ebraica. Come dico sempre: noi amiamo tutti e due i popoli, noi siamo ‘equivicini’ a tutti". Quanto alla sicurezza, "le strade sono molto presidiate da forze dell’ordine ma noi qui siamo sempre stati abituati a pregare in mezzo alla polizia e ai militari. Oggi, che non è solo venerdì santo per noi cristiani ma anche venerdì di Ramadan, potevamo immaginare qualche turbolenza. Non c’è stata". Il messaggio è dunque che "bisogna tornare in Terra Santa, riprendere i pellegrinaggi. C’è tanta gente, e mi riferisco soprattutto alla parte palestinese, che ha bisogno di lavorare. Pensiamo per esempio a Betlemme dove è tutto fermo perché vive soprattutto del nostro turismo. Ma questa gente ha bisogno soprattutto di vicinanza. Bisogna non avere paura e la nostra presenza è motivo di gioia per entrambi, per i cristiani locali palestinesi ma anche per il mondo ebraico che ha sofferto una aggressione inaccettabile. Possiamo essere come pellegrini un fattore di riconciliazione. In questi giorni preghiamo per questo. Al ritorno – assicura don Biallo – lavorerò per questo: i pellegrinaggi devono riprendere come prima". (ANSA).