Martedì 2 aprile, dopo 75 anni di attività, l’ASD “Bocciofila Combattenti” di Como chiuderà definitivamente e lo farà con una simbolica “cerimonia funebre”. L’annuncio arriva dal presidente dell’associazione, Renato Fumagalli. Si conclude così la vicenda che si trascina dalla scorsa estate tra i soci della bocciofila di via Balestra e il Comune. Anche se resta aperta una questione ritenuta fondamentale dai soci, ossia la definizione di una nuova sede dove potersi trasferire. Una soluzione, infatti, non sarebbe stata ancora trovata.
“Nonostante tutti i tentativi profusi dopo aver ricevuto dal settore Patrimonio – Demanio del Comune una lettera con la quale si chiedeva all’associazione di liberare la sede di via Serafino Balestra, – si legge in una nota dell’associazione – il consiglio direttivo in accordo con tutti i soci, ha deciso di attenersi al volere dell’amministrazione comunale. L’unico centro di aggregazione in città murata – aggiungono – è costretto suo malgrado a restituire le chiavi”.
Anche se, sulla questione chiavi, il braccio di ferro sembra destinato a non risolversi facilmente. “Martedì chiuderemo la bocciofila – spiega il presidente Fumagalli – e darò le chiavi al nostro legale. Le restituiremo al sindaco soltanto quando ci verrà offerta una nuova sede dove poter trasferire i mobili e i materiali che ora si trovano nei locali di via Balestra. Vorremmo un luogo dove poterci incontrare per parlare e giocare a carte. Gli anziani hanno bisogno di questo”.
Negli ultimi mesi il Comune avrebbe offerto ai soci della bocciofila Cascina Masseè ad Albate. “L’abbiamo vista, – spiega Fumagalli – ma stiamo ancora aspettando una proposta economica da Palazzo Cernezzi. Dobbiamo valutare quanto ci chiederanno per occupare quella sede. Abbiamo chiesto anche di effettuare un sopralluogo nei locali di piazza Mazzini. Ad oggi una soluzione alternativa non esiste ancora”.
L’appuntamento, dunque, è martedì alle 15 nel cortile di via Balestra, dove è invitata tutta la cittadinanza. “Vogliamo che tutti sappiano che ci stanno buttando fuori – conclude Fumagalli – In questa vicenda non abbiamo perso noi o il sindaco, ha perso la città di Como”.