(ANSA) – ROMA, 26 MAR – Molti "non ricordo" ma su un dato non ha avuto esitazioni: "il primo giugno del 2001 non vidi Serena Mollicone nella caserma dei carabinieri di Arce". E’ battaglia di testimonianze nel processo di appello, in corso a Roma davanti ai giudici di assise, per la morte della 19enne uccisa 23 anni fa nel paese del Frusinate. I giudici hanno ascoltato un teste chiave: Annarita Torriero che ebbe una relazione con l’ex brigadiere Santino Tuzi poi morto suicida nel 2008. La donna ha smentito quanto sostenuto nell’udienza del 22 marzo da una sua vicina di casa, Sonia Da Fonseca, secondo cui Torriero gli riferì di avere visto la giovane nella caserma il giorno della sua scomparsa. "E’ assolutamente falso – ha spiegato – che quel giorno abbia visto Serena nella caserma dei carabinieri di Arce. Non ho mai detto una cosa del genere e chi lo afferma sarà querelato per calunnia". Torriero ha detto inoltre che conosceva Mollicone perché il padre era il maestro della figlia. "Qualche volta l’ho incontrata nella zona della caserma ma mai dentro: l’ho vista altre volte entrare e uscire dal cancello della caserma insieme ad altri amici ma quel giorno in particolare non mi recai lì per portare cose al mio ex fidanzato". E ancora: "Spesso vedevo Serena sul corso di Arce con altri ragazzi e mi chiedevo come facesse una brava ragazza come quella a stare in quella compagnia con il figlio del maresciallo Mottola. Da Fonseca, comunque, ce l’ha con me per altre cose e ha detto un sacco di bugie". Nel processo di primo grado, nel luglio del 2022, il tribunale di Cassino fece cadere le accuse per i cinque imputati: il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, la moglie Annamaria ed il figlio Marco, accusati di omicidio, per il luogotenente Vincenzo Quatrale, a cui è contestato il concorso in omicidio e per l’appuntato Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento. (ANSA).