(ANSA) – MILANO, 22 MAR – Renato Vallanzasca non può più andare almeno una volta a settimana durante il giorno e per alcune ore, come faceva ultimamente, nella comunità terapeutica che frequentava già da alcuni anni. Per la Sorveglianza di Milano, infatti, le sue condizioni fisiche e psichiche sono tali che quel posto non gli può garantire l’assistenza necessaria, ma secondo i suoi difensori, tra cui l’avvocato Corrado Limentani, in quel luogo c’è, invece, assistenza e gli è utile comunque per alleviare il decadimento delle condizioni di salute del 73enne, ex protagonista della mala milanese degli anni ’70 e ’80 e che ha già trascorso oltre mezzo secolo di vita da detenuto. Nel maggio dello scorso anno, su istanza degli avvocati Limentani e Paolo Muzzi, il Tribunale di Sorveglianza di Milano aveva concesso nuovamente i permessi premio per frequentare la comunità, revocati qualche mese prima. Ora è arrivato lo stop dal giudice e la difesa è pronta a fare reclamo. Nel frattempo, sempre i difensori stanno cercando una soluzione per riuscire a far uscire Vallanzasca, che ha il "fine pena mai", dal carcere di Bollate e a farlo ricoverare in una struttura di cura in regime di detenzione. A fine maggio 2023 era stata respinta la richiesta dei difensori di differimento pena, con detenzione domiciliare in una struttura adatta, per motivi di salute. Da almeno quattro anni, aveva evidenziato la difesa sulla base di consulenze, soffre di un decadimento cognitivo e la detenzione in carcere sta aggravando le sue condizioni. I giudici, però, avevano stabilito che ci sono trattamenti di tipo conservativo e farmacologico e che il 73enne può essere curato a Bollate. Intanto, per fine mese è fissata un’udienza dopo la richiesta di nominare per Vallanzasca un amministratore di sostegno, figura che tutela quelle persone che, a causa di infermità, non possono provvedere ai propri interessi. (ANSA).