(di Giuseppe Maria Laudani) (ANSA) – ROMA, 22 MAR – Lavoro forzato, sfruttamento sessuale e minorile, matrimoni forzati. Sono i variegati aspetti della tratta degli esseri umani, un reato a cui l’Unione europea intende mettere la parola fine, coinvolgendo tutti e 27 i Paesi, con un approccio multidimensionale. "Nella mia missione a Roma ho avuto modo di incontrare i rappresentanti delle organizzazioni della società civile, di alcuni ministeri, Pari Opportunità, Interni, Estero, Giustizia e Lavoro, i vari dipartimenti che si occupano di asilo e migrazione e le forze di sicurezza. In questa maratona di incontri ho avuto modo di constatare una certa sensibilità ed un forte impegno dell’Italia a combattere questo crimine". Lo afferma all’ANSA al termine della sua missione a Roma la coordinatrice Ue anti tratta di esseri umani, Diane Schmitt, precisando che "in Italia il 98% delle vittime proviene da Paesi non Ue". Il fenomeno è in crescita. Secondo i dati Eurostat nel 2022 nell’Ue sono state registrate 10.093 vittime, con un aumento del 41% rispetto al 2021. "La forma principale di sfruttamento è quella sessuale che coinvolge in maggioranza le donne e le ragazze – aggiunge Schmitt -, ma i numeri sugli uomini sono in aumento specialmente nel mondo del lavoro. Inoltre abbiamo constatato casi di persone Lgbtq+ provenienti dal Sud America, ad esempio dal Brasile e dalla Colombia". Secondo Eurostat, più della metà di tutte le vittime in Ue sono donne e ragazze (63%). Nei casi in cui è nota l’età della vittima, i bambini rappresentano il 15% con un calo rispetto al 2021. La maggior parte delle vittime minorenni sono donne (75%). Tra le principali "difficoltà c’è l’identificazione delle vittime – assicura la coordinatrice lussemburghese -. Molte arrivano nell’ambito dei flussi migratori, attraverso le traversate, altre attraverso delle vie più o meno legali con dei visti di lavoro in mano e poi si ritrovano in situazione di sfruttamento, come ad esempio i cinesi". I dati dell’istituto statistico europeo mostrano inoltre che per la prima volta il numero delle vittime registrate per sfruttamento lavorativo (3.990) si è avvicinato a quello delle vittime di sfruttamento sessuale (4.014), ciascuna "pari a circa il 41%", precisa Schmitt, mentre la tratta per altri scopi – attività criminali, accattonaggio forzato, prelievo di organi e altro – ha raggiunto un totale di 1.699 vittime (il 18% di tutte le vittime della tratta). A "complicare la situazione c’è stato il Covid che ha portato ad un aumento relativo all’espansione del fenomeno online e in ambienti privati", afferma la coordinatrice Ue, auspicando in questo contesto una maggiore collaborazione tra le forze dell’ordine dei 27 Paesi. "L’Italia, come ogni Paese Ue, ha una sua specificità. Come in Grecia e in Spagna la maggioranza delle vittime che si registrano nel vostro Paese proviene da fuori dalla Ue – conclude Schmitt -. mentre ad esempio in Romania ci sono molte più vittime originarie di quel Paese. Ma l’obiettivo rimane lo stesso da nazione a nazionale: prevenire questo crimine, svelare gli aspetti sommersi di questo fenomeno, perseguire i criminali a livello penale ed infine implementare la strategia Ue nei diversi settori, lavorando tutti insieme con un approccio omnicomprensivo". (ANSA).