I lavoratori svizzeri e frontalieri avranno la tredicesima mensilità nelle pensioni. I cittadini della Confederazione elvetica ieri hanno approvato con il 58,2% dei voti a favore il referendum che permetterà, a partire da gennaio 2026, a tutti coloro, svizzeri e frontalieri che abbiano maturato i requisiti per la pensione di vecchiaia, superstiti e invalidità, di incassare una mensilità in più. Il referendum ha ottenuto la doppia maggioranza, sia a livello nazionale che nei cantoni della Svizzera, 16 su 26.
L’aumento delle pensioni costerà inizialmente circa 4 milioni di franchi all’anno alle casse dell’Avs, l’ente previdenziale svizzero. La Confederazione dovrà versare un importo aggiuntivo compreso tra 800 milioni e un miliardo all’anno per il fondo Avs, ma sarà necessario individuare ulteriori entrate. Entro il 2026 il governo sarà chiamato a presentare una nuova riforma per assicurare il finanziamento a lungo termine.
Non è ancora chiaro come verrà gestito il pagamento della tredicesima. Potrebbe essere preferita la soluzione che prevede di scaglionare la somma dovuta sui 12 mesi. In concreto, ogni mese gli anziani che ricevono una pensione minima dovrebbero avere 99 franchi in più, mentre per chi ha la pensione massima l’aumento dovrebbe essere di 197 franchi.
Una misura, quella approvata con il referendum, appoggiata dagli anziani e osteggiata dai giovani, secondo i sondaggi diffusi oltreconfine. Gli ultra 65enni, infatti, avrebbero votato a favore per il 78%, mentre i giovani sarebbero stati contrari per il 60%. L’introduzione della tredicesima è stata sostenuta in modo convinto in Canton Ticino, dove ha ottenuto il 71% dei voti favorevoli.
Sempre ieri, è stato invece bocciato l’altro quesito del referendum, quello relativo all’innalzamento dell’età in cui si può lasciare il lavoro, da 65 a 66 anni. In questo caso, la proposta è stata respinta con il 70% dei voti.