(ANSA) – BOLOGNA, 29 FEB – Matteo Plicchi ribadisce la richiesta di giustizia per il figlio Vincent, morto suicida in diretta su Tik-Tok dopo essere stato vittima di cyberbullismo e chiama in causa il social network cinese. Al termine dell’udienza al tribunale civile di Bologna, dove insieme al suo avvocato Daniele Benfenati ha chiesto al tribunale di ordinare a Tik-Tok di riaprire l’account del 23enne e fornire le chat dell’ultimo periodo di vita, si è sfogato con i giornalisti presenti: "Il profilo di Vincent è stato congelato, bannato, come se fosse lui il colpevole, invece è la vittima. Al contrario, il suo carnefice e anche altri di quelli che lo hanno insultato sono serenamente online. Hanno cambiato nome e sono ancora lì" Vincent Plicchi era diventato una star social vestendosi come un personaggio di un videogame, ‘Inquisitor Ghost’. Aveva conosciuto una ragazza online e, dopo che lei le aveva detto che era maggiorenne, avevano cominciato a scambiarsi dei messaggi in chat. La ragazza in realtà ne aveva 17 e in molti hanno iniziato ad accusare il 23enne di pedofilia. Attraverso l’accesso al profilo del figlio il genitore spera di ottenere informazioni così da, eventualmente, circostanziare una denuncia contro i responsabili del cyberbullismo. "A noi interessa poter vedere le chat di un arco temporale ristretto, il periodo in cui ha ricevuto minacce". E poi "i suoi follower chiedono di riaprire il suo account: ci terremmo molto che fosse un account memorial, mentre invece è stato bannato". Tik-Tok, ha spiegato, "è preoccupato del video live di quella sera, dove peraltro si vede solo il sottoscritto che rompe una finestra ed entra in casa. Ma non sarebbe più online, perché è una diretta. E poi quel video, in ogni caso, gira in loop ,ripostato da centinaia di utenti, ogni volta che lo vedo è un massacro, ma quello non lo bloccano. L’unico che bloccano è Vincent". La giudice Carmen Giraldi si è riservata la decisione sul ricorso del padre, attesa nei prossimi giorni. Tik-Tok è stato rappresentato in udienza da avvocati dello studio Baker McKenzie di Milano. (ANSA).