“Parla di una cosa normalissima” Olindo Romano riferendosi all’uccisione di quattro persone sottolineando che non ha avuto nessuna sensazione “è stato come uccidere un coniglio”. Dichiarazioni pronunciate davanti allo psichiatra Massimo Picozzi consulente della difesa. E’ il 24 febbraio 2007, un mese e mezzo dopo il fermo. L’ex netturbino di Erba – nel video mandato in onda dalla trasmissione Mediaset Quarto Grado – con lucidità ripercorre la notte dell’11 dicembre 2006 e lo fa senza un’espressione di pentimento né di vergogna. Non trapela un’emozione se non rabbia per quel piano che ha avuto un epilogo imprevisto: un testimone e l’apertura delle porte del carcere. Eppure sta raccontando di come lui e la moglie, Rosa Bazzi, hanno colpito a morte tre donne (Raffaella Castagna, Paola Galli e Valeria Cherubini), un bambino di appena due anni, il piccolo Youssef, e aggredito lasciandolo in fin di vita, Mario Frigerio. Un video, che la difesa ha deciso di allegare agli atti della richiesta di revisione, in cui l’uomo ripercorre la serata a partire dall’incendio che – dice Olindo – non era necessario per distruggere le prove “perchè di prove non ne avevamo lasciate”.
Poi il cambio di abiti in lavanderia, il passaggio al lavatoio di Arcellasco, gli abiti buttati via in tre sacchi distinti lasciati nei cassonetti di tre comuni diversi. Quindi il giro tra le vetrine, la cena al fast food e la strategia da mettere in atto davanti ai carabinieri di Erba che ben conoscevano i trascorsi tra i coniugi Romano e la famiglia Castagna. “Dovevo essere attento a quello che dicevo”.
Infine l’imprevisto che i coniugi – condannati in via definitiva all’ergastolo – non avevano messo in conto: il sopravvissuto Mario Frigerio. “Ho detto a mia moglie – racconta Olindo – ‘speriamo che muoia anche questo’ “.
Nel video si parla anche del momento in cui i carabinieri si sono presentati alla porta dei Romano per accompagnarli in carcere: “Se avessi saputo che mi portavano al Bassone li avrei uccisi tutti e tre in casa”.