È stato sanzionato disciplinarmente dal Consiglio superiore della magistratura con la ‘censura’ il pm di Milano Cuno Tarfusser per aver violato le linee guida della Procura generale di Milano in tema di revisione dei processi, sul caso della strage di Erba. Lo ha deciso la sezione disciplinare del Csm. In particolare, a Tarfusser è stato rimproverato di aver proposto la revisione, nonostante non fosse competente a farlo. In base alle linee programmatiche della Procura generale di Milano, infatti, questo compito rientrava nella competenza dell’Avvocato generale e del Procuratore generale non di un sostituto che agisce senza delega.
Tarfusser: “Rifarei quello che ho fatto”
“Rifarei esattamente quello che ho fatto”: questa la replica del magistrato che, per un eventuale ricorso contro la censura, ha detto di voler aspettare la pubblicazione delle motivazioni che avverrà entro 90 giorni.
“Ho fatto bene ad agire come ho agito altrimenti non saremmo nell’imminenza dell’apertura del processo di revisione” così Tarfusser nelle dichiarazioni spontanee rese davanti alla sezione disciplinare ha difeso la correttezza del suo operato nella procedura di richiesta di revisione per la strage di Erba, in cui morirono quattro persone e una quinta fu gravemente ferita, per la quale i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi sono stati condannati in via definitiva all’ergastolo.
L’udienza è fissata per venerdì primo marzo davanti alla Corte di Appello di Brescia.
Le istanze di revisione
Il cammino che ha portato a questa data è stato scandito – è bene ricordarlo – da istanze di revisione distinte: quella della difesa di Olindo e Rosa e quella, appunto, scritta dal sostituto procuratore della corte d’appello di Milano Tarfusser. Documenti diversi con l’obiettivo comune di chiedere la riapertura del processo. In 58 pagine di documento il procuratore mette in discussione tre delle prove che in tre gradi di giudizio sono state ritenute “certezze granitiche”. Definisce il riconoscimento del testimone Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla mattanza, “inattendibile”. Indica la prova della macchia di sangue come “fortemente dubbia” e infine fa riferimento alle confessioni dei coniugi e le definisce “indotte con modalità che definire poco ortodosse è fare esercizio di eufemismo”.