(ANSA) – PALERMO, 18 FEB – "Giustizia per Filippo Mosca" è l’appello che la sorella Claudia ha lanciato sulla piattaforma ‘gofundme.com’ per una raccolta fondi da destinare alle spese legali diventate ormai insostenibili. "Abbiamo un avvocato romeno che segue Filippo – spiega la madre Ornella Matraxia – Le spese legali, già affrontate, ammontano a più di 30mila euro, ma la strada è lunga ed in salita e le nostre risorse sono esaurite. Tra parcelle legali e viaggi ogni mese, da maggio, per andare a trovare mio figlio, che si trova in una situazione di profonda prostrazione, non reggiamo più. A quanti ci vogliono bene e a quanti hanno preso a cuore il caso di Filippo chiediamo sostegno per aiutarci a tirarlo fuori da quel carcere ed assicurargli un giudizio imparziale". Dal 3 maggio 2023, il ventinovenne di Caltanissetta, si trova detenuto, in attesa di giudizio definitivo, nel carcere di Poarta Alba, a Costanza, in Romania, "in condizioni disumane", come da settimane denuncia la madre. Mosca è accusato di traffico internazionale e nazionale di stupefacenti, ma si è sempre proclamato innocente rifiutando il patteggiamento. Lo scorso dicembre è stato condannato, in primo grado, a 8 anni e 3 mesi. "Una condanna ingiusta", secondo la famiglia, "priva di evidenze, basata su menzogne, interpretazioni, trascrizioni e traduzioni errate". Sei giorni fa i giudici romeni hanno respinto la richiesta di proseguire la pena agli arresti domiciliari. "Ce lo aspettavamo, ma attendiamo le motivazioni – dice la madre -. I giudici hanno confermato altri 60 giorni di carcere". Nel frattempo, mamma Ornella, in questi giorni a Caltanissetta, ha consultato altri avvocati per un parere giuridico. "Purtroppo, non mi hanno dato buone notizie – sottolinea – non ci sono speranze perché al 95% confermeranno la sentenza di primo grado. I giudici d’appello, fissato per il 7 marzo, saranno gli stessi del primo grado. Faccio appello ai ministri Tajani e Nordio affinché intervengano, con un pool di legali italiani, per analizzare le carte processuali e per capire se l’operato dei giudici romeni è stato corretto". (ANSA).