(ANSA) – ROMA, 15 FEB – È stata confermata dalla Consulta la ‘regolarità’ del blocco triennale in Puglia della ‘pesca’ dei ricci di mare, un fermo "straordinario" introdotto a tutela della specie dalla Regione Puglia, uno dei luoghi del "sovra-sfruttamento a livello locale di tale risorsa ittica" a rischio estinzione. Il divieto è stato introdotto, fino al 2025, con la legge regionale approvata il 28 marzo 2023, e contestata davanti alla Corte Costituzionale dall’Avvocatura dello Stato in rappresentanza della Presidenza del Consiglio dei ministri. Il blocco riguarda la pesca ‘locale’ e non si estende alla commercializzazione dei ricci di mare provenienti da ‘fuori’ Regione, purché provvisti di tracciabilità. Ad avviso della ‘difesa’ di Palazzo Chigi, non rientrerebbe nel potere delle Regioni imporre blocchi della pesca, semmai la competenza per introdurre simili limitazioni, attualmente, sarebbe del Ministero dell’Agricoltura che si occupa, tra l’ altro, di "sovranità alimentare". Inoltre, l’Avvocato dello Stato ha fatto presente che non esiste un "mare territoriale regionale", entro il quale le Regioni avrebbero il potere di disporre a loro piacimento, esiste invece una "sovranità dello Stato" che governa su quanto circonda le "coste continentali ed insulari della Repubblica". Su questo punto, salvando il blocco della pesca del governatore Michele Emiliano che ha previsto indennizzi per i pescatori ‘fermi’, la Corte Costituzionale ha concordato con la difesa erariale e ha modificato la legge laddove faceva riferimento ai termini "mari regionali" (ora divenuti "nello spazio marittimo prospiciente il territorio regionale"), "mare territoriale della Puglia" (ora "nello spazio marittimo prospiciente il territorio regionale") e "da mari territorialmente non appartenenti alla Regione Puglia" (ora "dallo spazio marittimo non prospiciente il territorio regionale"). (ANSA).