(ANSA) – CASTROVILLARI, 14 FEB – Beni mobili e immobili per un valore di 900 mila euro sono stati sequestrati dai finanzieri del Comando provinciale Cosenza a tre persone fisiche e una società di capitali. I tre, legati vincoli di parentela, sono stati denunciati per frode fiscale e truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Le indagini, svolte dai militari del Gruppo della Guardia di finanza di Sibari su delega della Procura della Repubblica di Castrovillari, hanno consentito di ricostruire le attività illecite che sarebbero state messe in atto dai tre, attraverso un sistema di frode fiscale basato sull’emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, a beneficio di una società operante nel settore alberghiero. In particolare, dagli sviluppi investigativi e dall’ approfondimento di segnalazioni di operazioni sospette ai fini dell’antiriciclaggio, è emerso che diverse imprese, costituite ad hoc dagli indagati, emettevano fatture per lavori edili e di pulizia mai eseguiti, o eseguiti in parte, a beneficio della società alberghiera capogruppo che, in tal modo, beneficiava di ingenti crediti Iva utilizzati per compensare debiti tributari e previdenziali, a danno dell’Erario. I documenti contabili fittizi venivano utilizzati, inoltre, per percepire contributi pubblici a fondo perduto per 133 mila euro attingendo nell’ambito del "Programma operativo regionale (Por Calabria) Fesr 2014-2020". Dagli accertamenti bancari svolti sui conti correnti della società "madre", è poi emerso un sistema illecito di pagamenti simulati, a mezzo bonifici bancari, verso quelle costituite per documentare falsamente la fornitura di beni e servizi. Le somme accreditate venivano poi prelevate in denaro contante e "restituite" alla società alberghiera che, con le fatture false, dimostrava falsamente all’ente erogatore il sostenimento di spese oggetto di finanziamenti pubblici, di fatto mai sostenuti. I responsabili del presunto danno erariale saranno adesso segnalati alla Procura regionale Calabria della Corte dei conti e all’Ente erogatore dei contributi pubblici per la restituzione delle somme illegittimamente percepite. (ANSA).