(ANSA) – TORINO, 06 FEB – Un team di ricercatori dell’Università di Torino, guidati dai Giuseppe Ferrauto e Silvio Aime, ha sviluppato un metodo basato sulla risonanza magnetica per immagini (Rmi) che va oltre le tradizionali tecniche di imaging, consentendo una valutazione più accurata della malignità dei tumori e dell’efficacia dei trattamenti. Il nuovo metodo sviluppato a Torino va però ben oltre, spingendosi a visualizzare dettagli funzionali delle cellule tumorali. Il team italiano è leader mondiale di una particolare tecnica di Rmi chiamata Cest (Chemical Exchange Saturation Transfer), una sorta di trucco che sfrutta lo scambio di protoni tra l’acqua e altre molecole al fine di aumentare la sensibilità della risonanza magnetica e di ottenere importanti informazioni sull’ambiente chimico. Nel lavoro recentemente pubblicato su Angewandte Chemie, una delle più prestigiose e storiche riviste in ambito chimico, Enza Di Gregorio, ricercatrice di UniTo, ha mostrato come utilizzare questa metodologia per osservare molecole presenti all’interno delle cellule tumorali, come la creatina. La vera innovazione e potenzialità del metodo sviluppato è stata quella di utilizzare queste molecole come spie interne alla cellula, per verificare cosa succede nella cellula tumorale. Il maggiore punto di forza del metodo sviluppato, che fa ben sperare per una rapida applicazione clinica, è il fatto di utilizzare strumenti di Rmi e mezzi di contrasto a base di gadolinio già presenti e utilizzati nella pratica diagnostica clinica. Si richiederà quindi al paziente, durante il normale protocollo diagnostico Rmi, di pazientare altri 3-4 minuti per un’ulteriore analisi. Considerando ciò è nato l’interesse da parte dell’Irccs Sdn Synlab di Napoli, guidata da Marco Salvatore, di proporre ai pazienti il metodo. (ANSA).