(ANSA) – ROMA, 05 FEB – In Turchia un bambino su tre che ha perso la casa a causa del terremoto di un anno fa vive ancora in rifugi temporanei, mentre sia in Turchia che in Siria i più piccoli lottano con l’ansia e altri problemi di salute mentale legati al trauma provocato dal sisma. Lo afferma Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro. Nel febbraio del 2022 due fortissimi terremoti e le numerose successive scosse di assestamento in Turchia e in Siria hanno ucciso oltre 56.000 persone e hanno provocato milioni di sfollati, tra questi circa 6,2 milioni di bambini. In Turchia circa 2,4 milioni di persone, tra cui 660.000 bambini, sono stati costretti a lasciare le loro case per trasferirsi in insediamenti temporanei, vivendo in tende e container metallici stretti quanto un posto auto. Un anno dopo, oltre 761.000 persone, tra cui 205.000 bambini, sono ancora senza casa. In Siria i bambini sopravvissuti al terremoto hanno dovuto affrontare una crescente crisi economica e una nuova escalation del conflitto, che ha danneggiato ulteriormente scuole e centri sanitari. Migliaia di persone sono ora senza accesso ad un riparo e senza cibo, mentre gran parte dell’assistenza da parte del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite nelle aree colpite dal terremoto è stata sospesa. "La Siria sta affrontando una crisi dopo l’altra. Il terremoto, il conflitto, l’economia: è sempre più alto il numero di persone bisognose di aiuto. Qui non ci sono ancora segnali di ripresa", ha detto Rasha Muhrez, Direttore di Save the Children per la Siria. "Sebbene il terremoto non sia più una notizia in evidenza sui giornali, i suoi effetti si fanno ancora sentire qui in Turchia. Save the Children sta lavorando duramente in collaborazione con le autorità locali per aiutare i minori a riprendere gli studi e ad accedere ai servizi di base, ma i bisogni rimangono elevati. La comunità internazionale non deve dimenticare la Turchia", ha affermato Sasha Ekanayake, Direttore di Save the Children per la Turchia. (ANSA).