Nulla di fatto, nemmeno questa volta. L’area dell’ex orfanotrofio di via Tommaso Grossi a Como è ancora senza futuro. E’ andata deserta anche l’ultima asta per la vendita dell’edificio che nel corso della sua storia era poi diventato una scuola media. La scadenza per presentare le offerte era fissata per lo scorso 15 gennaio.
L’attacco del PD
“Dopo una verifica in Comune, abbiamo appreso che l’asta per la vendita dell’ex Orfanotrofio è andata deserta”. Scrivono in una nota i consiglieri comunali del Pd, Stefano Legnani e Patrizia Lissi.
“Un problema, se si considera che, stando al piano triennale delle opere pubbliche, la maggior parte degli interventi previsti per il 2024 sarebbe stata finanziata grazie all’alienazione di questo immobile, la cui base d’asta era fissata a 9,7 milioni di euro” denunciano i consiglieri d’opposizione.
“Il condizionale, però, è d’obbligo”. Aggiungono. “Come fatto notare già dopo l’approvazione in Consiglio del bilancio, infatti, sono previsti 10 milioni di investimenti, suddivisi equamente per il recupero dell’ex Santarella e del Politeama, per i quali, però, su ammissione dello stesso sindaco, a oggi non solo non esiste un progetto, ma nemmeno un’idea chiara di cosa realizzare. In sostanza – sottolineano Lissi e Legnani – 10 milioni messi a bilancio tanto per scrivere dei numeri. Pertanto, a pensarci bene, i soldi ricavati dall’asta rischiavano di rimanere inutilizzati, in attesa di una decisione dell’amministrazione su come spenderli nel ridare vita ai due edifici”.
“Spiace, ovviamente, vedere fabbricati come questi inutilizzati e lasciati al degrado. Tutto ciò, però, è probabilmente la cartina di tornasole dell’incapacità di questa amministrazione di elaborare progetti, di guardare al di là dei confini comunali e di attrarre investimenti”. Chiudono i consiglieri di opposizione Lissi e Legnani.
I vincoli
Il bene pubblico viene inserito di anno in anno nel bilancio di Palazzo Cernezzi, ma tutti i tentativi di vendita sono finora andati deserti. Il compendio ha una serie di vincoli. Le destinazioni d’uso consentite sono “residenziale e terziario commerciale” e – si legge ancora nelle carte di Palazzo Cernezzi – “l’esecuzione di lavori ed opere di qualunque genere è sottoposta alla preventiva autorizzazione da parte della competente Soprintendenza”.