Il consigliere nazionale della Lega dei Ticinesi, Lorenzo Quadri, torna a parlare del numero dei frontalieri oltreconfine. E sui social commenta i dati e anche le recenti novità in materia di fiscalità ribadendo alcuni concetti cari al partito.
“Gli immigrazionisti nel pallone: prima ci raccontavano la favoletta dei permessi G che fanno i lavori che i ticinesi non vogliono più fare”. E aggiunge: “Adesso cianciano di ‘profili altamente qualificati’. Tutto e il contrario di tutto, pur di giustificare la scandalosa rinuncia a difendere il mercato del lavoro ticinese”.
I ragionamenti partono dalla nuova “tassa sulla salute” per sostenere la sanità di confine che riguarda i vecchi frontalieri, cioè coloro che sono stati assunti prima del nuovo accordo fiscale. Tema molto dibattuto che potrebbe scoraggiare il lavoro oltreconfine. Quadri si riferisce anche ad alcuni articoli apparsi sulla stampa elvetica. “In che misura simili intenzioni – ammesso e non concesso che trovino il necessario appoggio politico – diventeranno realtà, e se del caso in che tempi (decenni?)”. Si chiede il politico. “Rimane ovviamente un mistero. Ma soprattutto: embè? Che i frontalieri siano dei privilegiati fiscali rispetto ai cittadini italiani che lavorano in patria, è un fatto notorio. Semmai è sorprendente che a Roma inizino ad accorgersene solo adesso”.
I numeri
“Fatto sta che il numero di frontalieri attivi in questo sfigatissimo Cantone continua ad aumentare” aggiunge Quadri nel lungo post. “In barba ad eventuali misure italiane per mantenere la forza lavoro sul territorio della Penisola. Infatti siamo ormai a quota 80mila permessi G: il 67.5% di questi è attivo nel terziario. Ma proprio da tale settore provengono i due terzi dei disoccupati ticinesi”.
“Negli ultimi due decenni il numero dei frontalieri è esploso nel settore terziario, andando a sostituire i residenti (altro che la favoletta dei lavori che i ticinesi non vorrebbero più fare). Pensiamo alle professioni d’ufficio. I frontalieri abbondano anche negli studi legali, di ingegneria, di architettura… e questi non sono certo i lavori che i ticinesi non vogliono più fare”.
“Come ripetuto un’infinità di volte, 80mila frontalieri in un Cantone con 240mila posti di lavoro, è un quantitativo che non risponde ad alcuna logica né necessità economica. Questa situazione è la principale causa dell’emigrazione oltregottardo dei giovani ticinesi”.
“Lo spauracchio della perdita di ‘manodopera altamente qualificata’ in Ticino a seguito di eventuali politiche fiscali italiane volte a scoraggiare il frontalierato fa ridere i polli”.
Quindi le conclusioni di Quadri: “Se poi davvero, grazie a misure fiscali italiane, arriverà qualche frontaliere in meno nel terziario ticinese, tanto meglio. Idem nel caso in cui qualche frontaliere che lavora in ufficio rassegnasse le dimissioni ritenendo che poter svolgere il 25% dell’attività professionale in home office sarebbe troppo poco. Accadesse davvero, vorrebbe solo dire che certi datori di lavoro dovranno finalmente assumere ticinesi”.
Qui il post integrale firmato da Quadri su Facebook.