(ANSA) – CATANIA, 15 GEN – "Esprimo vicinanza a padre Piero Galvano e alla comunità parrocchiale di San Pio da Pietrelcina in questo momento in cui i locali della parrocchia sono stati oggetto di ripetuti atti di vandalismo. Una delle modalità a cui i cittadini ricorrono per dissuadere da certi comportamenti è l’istallazione di telecamere, che hanno il loro costo". Lo afferma l’arcivescovo di Catania, Luigi Renna, sul furto subito della chiesa del rione di San Giorgio. Il parroco, padre Galvano, in una lettera al quotidiano La Sicilia, ha contestato la decisione della Procura di chiedere l’archiviazione dell’inchiesta sul furto. L”arcivescovo auspica che "questo mezzo utilizzato da privati e da comunità, possa essere messo a disposizione per interventi atti non solo a prevenire, ma anche ad attenzionare chi si macchia di quei reati che a lungo andare minano la qualità della vita dei cittadini e diseducano soprattutto i più giovani, che rischiano di avere la convinzione che certi comportamenti non sono puniti". Nella missiva a La Sicilia il parroco spiega il perché della sua iniziativa: "I nostri ‘fratelli’ ladri, nell’arco di alcuni mesi, per la seconda volta hanno rubato le telecamere di sorveglianza della parrocchia e, nonostante io abbia denunciato i furti e consegnato alle forze dell’ordine i video in cui si possono bene identificare i nostri ‘fratelli’, il pubblico ministero propone di archiviare il ‘fatto’, eccetto che si faccia opposizione con richiesta motivata di prosecuzione delle indagini preliminari". "Mi chiedo – prosegue – quale messaggio passa, così facendo. Penso il seguente: ‘Cari ladri, continuate a rubare! State tranquilli che non riceverete nessuna pena per quello che avete fatto"". Il parroco afferma che "non pretendo dalla legge che per furti simili si vada a finire in carcere", ma, osserva che "non è pedagogico, né educativo, che non si intervenga in qualche modo, fosse anche con il provvedimento della messa alla prova: percorsi risocializzanti o riparatori di pubblica utilità" Come i genitori, rilevato padre Galvano, "lo Stato non può e non deve chiudere gli occhi dinanzi a certi "errori", soprattutto se reiterati, per prevenire ulteriori e più pericolose delinquenze sociali". (ANSA).